Cultura e Spettacoli

Oria, fumo di fuoco e di fantasmi

Due le leggende che riguardano Oria. Un singolare fenomeno atmosferico legato alla posizione della città fa sì che di tanto in tanto una nebbiolina renda Oria invisibile a chi la guardi dai paesi vicini. Tale peculiarità ha dato vita ad una truce leggenda che risale alla fondazione della città : Poiché un oracolo aveva predetto che le mura di Oria non sarebbero mai crollate se bagnate col sangue di una vergine, i primi oritani strapparono alla madre una ragazzina e la sacrificarono. Folle dal dolore, la povera donna scagliò un maledizione : ‘Possa tu Oria fumare come fuma il mio cuore dal dolore’… Per quanto truce, l’invenzione ha una sua epica grandezza epica. Lo stesso non può dirsi del fantasma di Bianca Guiscardi, bufala di recente gettata in Rete e nella quale bufala si attinge senza fantasia dai più triti luoghi comuni a proposito di spettri e manieri. Quando si parla di fantasie è d’obbligo un distinguo : Un conto sono le fantasie fiorite intorno a un minimo di realtà storica e che si tramandano da secoli. Altro conto sono le leggende di nuovo conio, inventate di sana pianta per basso campanilismo o per far contenti turisti gonzi. Chi era questa Bianca Guiscardi? La Storia tace in proposito. Veniamo allora a quanto si legge in Rete : Un malvagio nobile oritano ha fatto trascinare Bianca al castello federiciano per far valere lo jus primae noctis. Ma lei non ci sta e fugge dalla stanza della ‘consumazione’. Braccata, s’invola per stanze e incamminamenti. Giunta infine in cima al celebre torrione circolare (nell’immagine), realizzando di non avere scampo, si precipita nel vuoto ; secondo altre ‘fonti’ invece si pugnala al cuore nel labirinto dei sotterranei… Ciò che indigna qui e soprattutto l’esorbitante numero di versioni della tragedia della presunta Bianca Guiscardi. E’ accaduto insomma che qualcuno mettesse in giro questa storia perché altri abboccassero e se ne facessero cassa di risonanza arricchendola di dettagli. Non è il caso qui di condannare solo il furbetto che da cui ha avuto origine questa montatura, furbetto che, messo alle strette, giurerebbe d’aver letto tutto in un libro di cui sfortunatamente ha smarrito memoria o d’aver attinto la storia di Bianca Guiscadi quand’era piccolo dalle labbra di un decrepito anziano del borgo antico il quale a sua volta l’aveva udita dal bisnonno… Da condannare, semmai, è una pletora di pigroni, insensibili alla lezione di San Tommaso il quale non esitò a dubitare della parola degli altri apostoli quando sentì parlare di Resurrezione. Ipse dixit, dicevano nel medioevo a proposito del verbo Aristotelico. Sta scritto sul giornale, si passò a dire nell’Ottocento. L’hanno detto in televisione, si prese a dire nel Novecento. Ora c’è la Rete a tagliare la testa a tutti i tori.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 6 Febbraio 2019

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