Ornitomanzia, credenza remotissima
In un passo dell’Odissea un’aquila appare tre volte, volando verso destra mentre tra gli artigli serra una colomba : l’apparizione viene interpretata come il ritorno di Ulisse e la morte dei Proci… Si chiama ornitomanzia la pratica – remotissima – messa in essere dagli Auguri, sacerdoti preposti a leggere auspici nel comportamento degli uccelli. Incantati dalla magia del volo, gli Antichi passavano ore a studiare le evoluzioni dei pennuti. Di qui l’intuizione, fallace o veritiera, che in tali evoluzioni si potesse scrutare il futuro. Oggi nessuno più si dedica all’ornitomanzia (ma chissà), non di meno i curiosi del volo degli uccelli si sono moltiplicati. Essi si chiamano birdwatchers. Come ha detto qualcuno, il birdwatcher, questo erede ‘laico’ dell’Augure, è un predatore d’immagine. Come tutti i predatori è capace di restare anche per ore immobile, coperto da un telo mimetico, salvo lo spazio necessario da cui far spuntare binocolo e teleobiettivo. Paziente e vigile scruta il cielo in attesa di piazzare il ‘colpo’. Serve molta passione e senso del sacrificio per dedicarsi all’osservazione degli uccelli. Per questo motivo nelle oasi del WWF vengono messi a disposizione capanni appositamente attrezzati (i birders sono eccellenti amici dell’ambiente poiché nel dare notizia in Rete dei propri successi forniscono dati su cui gli esperti lavorano per studiare i fenomeni migratori e le abitudini e lo stato di salute delle specie stanziali). In Puglia i birders sono numerosi e fortunati trovando sempre di che riempire il loro ‘carniere’. Fra tortore dal collare, gabbiani testa-grigia, beccacce di mare, cicogne nere, fenicotteri rosa, pellicani, starne, quaglie, fagiani, cigni ed oche i nostri cacciatori d’immagine possono dirsi ben serviti. La lista, chilometrica, include pure una cinquantina di specie diverse di rapaci. Gli appassionati di birdwatching di casa nostra, però, non potranno mai vedere i nostri cieli solcati dal volo di un grande rapace, come l’aquila reale, l’aquila cuneata, l’aquila delle steppe, l’aquila imperiale iberica… Possono tuttavia rifarsi con qualche esemplare ‘minore’. Lo Hieraaetus pennatus o Aquila Minore non è proprio un colosso ma presenta dimensioni di tutto rispetto : 42-50 cm. di lunghezza e 113-134 cm. di apertura alare ; il peso oscilla fra i 555 e i 965 gr. Originaria dell’Europa orientale, l’aquila minore sverna in Africa sud-orientale. La presenza di questo rapace nei nostri cieli era un tempo attribuita al caso (raro) di esemplari allontanatisi dalle normali direttrici di migrazione. Ma la frequenza con cui il fenomeno si sta ripetendo fa credere che, forse per ragioni legate al cambiamento climatico e quindi ai venti, si vada affermando un nuovo corridoio mediterraneo, quello che puntando alla valle del Nilo fa del corridoio salentino l’ultimo lembo di terra prima del grande volo trans-mediterraneo. Durante la sosta primaverile l’aquila minore nidifica da noi ai margini delle piccole formazioni boschive, non prediligendo le foreste. Si nutre di piccoli roditori terricoli, anfibi e rettili che caccia prevalentemente in volo (spettacolare il suo raccogliersi a goccia e piombare sulle prede a velocità vertiginosa) ; caccia anche dai posatoi, cioè lasciandosi andare da un ramo sul quale si sostenga ed occasionalmente si nutre di insetti. – Nell’immagine, un affresco della Tomba degli Auguri, a Tarquinia.
Italo Interesse
Pubblicato il 23 Febbraio 2019