Cultura e Spettacoli

Ovidio ci sta tutto

 

Mimma di Vittorio intitola ‘Metamorfosi’ un album fotografico che vede il suo corpo rapportarsi allo strumento musicale (nel caso in questione, una fisarmonica, un contrabbasso, un pianoforte e una tuba). Ritratta in un tagliente bianco/nero, la danzatrice-performer pugliese si concede trentacinque volte all’obiettivo di Enzo Paparella (il cui lavoro si avvale anche dei ‘segni’ di Nicola Genco – contributi critici di Livio Minafra, Gabriella Schiavone, Teresa Vallarella e Giulio De Leo). Edito da Salatino Edizioni Musicali, l’album suggerisce una serie di considerazioni che vanno al di là della bellezza del gesto, fotografico e corporeo. Alla stregua di un ippocampo una donna si allaccia alla tuba, si aggrappa con tenacia da crostaceo alla liscia epidermide del contrabbasso, quasi un delfino danza intorno alla fisarmonica, si abbandona sul pianoforte come una sirena sullo scoglio… C’è un vago profumo di mare in questa selezione di scatti, profumo che restituisce alla mente struggenti memorie liceali. Come emerso dal nulla sfolgora così il ricordo de ‘Le Metamorfosi’, il mirabolante poema latino nel quale colpe, stravaganze, desideri inconfessabili, gesti inopportuni, dolori inenarrabili e tiri mancini della sorte preludono a sensazionali mutazioni della carne (esseri umani che evolvono in costellazioni, piante, rocce, creature dell’Oceano…). Il richiamo ad Ovidio innesca l’immaginazione : La più leggiadra delle nereidi, le meravigliose creature del mare figlie di Nereo e di Doride, innamorata di Orfeo, del suo canto e soprattutto della sua lira, si impossessa dello strumento nel disegno di compenetrarsi in esso e violarne il segreto. La vendetta di Calliope, madre del divino cantore, non si fa attendere. L’incauta nereide sta per pietrificarsi in conchiglia allora che, salvifica, interviene la mano di Zeus. Il padre degli Dei muta quel corpo meraviglioso in qualcosa di ‘parallelo’ alla natura, piuttosto che di contrario alla stessa e ne fa un corpo ‘musicale’, talché, all’atto dell’amplesso, in luogo di gemiti e sospiri, esso risponda con suoni melodiosi all’audacia di baci e di carezze… Fantasie in stile mitologico, certo. Eppure, qui il richiamo al mito non latita. Perché già nel sottotitolo la Di Vittorio precisa che tutto nasce da un ‘sortilegio’, che a sua volta apre la porta ad un ‘delirio’, il quale ha termine con una prepotente ‘rinascita’… E nell’auto-introduzione la stessa autrice parla di ‘mescolanza’ fra corpo e strumento, di ‘corpo unico’, frutto di una ‘relazione d’amore e d’intesa’, di ‘incontro fatato e alchemico’, di ‘attimo eterno’ in cui questa simbiosi ha luogo… Insomma, Ovidio ci sta tutto.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 12 Aprile 2016

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