Primo Piano

Palagiustizia: ancora carta gommata, tubature rotte e stanze chiuse

Ecco come si presentava l’ingresso d’una stanza annessa alle sezioni penali ubicata al secondo piano del Palagiustizia di Via Nazariantz non più di tre-quattro giorni fa: carta gommata bianca e rossa con cartello di ‘Vietato l’ingresso” all’ingresso. Causa, ha sussurrato qualche funzionario di passaggio in servizio, d’infiltrazioni d’acqua e umido dal soffitto. Beh, per fortuna niente pezzi di cornicione precipitati dal quinto piano, per fortuna nessun ferito e niente di più grave, come capitò un paio d’anni fa dopo i cedimenti strutturali con tanto di crepe, tetti che lasciavano filtrare la pioggia e l’allagamento per rottura della fogna al piano interrato in quello stesso immobile cittadino martoriato, con tanto di intervento dei vigili del fuoco. Ma ciò non toglie che quel cartello e quella stanzetta interdetta a impiegati e pubblico nel Palagiustizia di Bari dovrebbe far riflettere e ronzare le orecchie a più di qualcuno,  visto che il palazzo di giustizia barese rischia sempre la chiusura, senza dover attendere, appunto, i blocchi di cornicione che si staccano precipitando al suolo. E mentre il Palagiustizia di via Nazariantz, a Bari, continua pacificamente a cadere in pezzi, il Comune continua a minimizzare. Ci sarà pure chi si ricorda ancora il sindaco Emiliano che minimizzava serenamente situazione denunciata da dipendenti e sindacati, spalleggiato dai tecnici comunali, che sulla sicurezza del Palagiustizia erano e forse sono ancora pronti a giurarci, senza essere costretti a salire sul banco degli imputati com’è già accaduto a qualche loro collega in passato, ma per altri motivi. Del resto finora a niente sono serviti per mettere il Comune 8ente deputato per legge a rintracciare la sede unica per la giustizia, seppure con una normativa datata) denunce e dossier con ben altre foto, scattate all’interno degli uffici della Procura: crepe nei muri e sul soffitto, buchi e fessure tra le pareti, tubature rotte e perfino ben altri rotoli di carta gommata allo scopo di tenere insieme i pezzi cadenti dell’edificio. Ma le colpe per la situazione in cui versa l’edilizia giudiziaria in Città, forse, sono da spartire con altri enti: per il presidente del Tribunale di Bari, Vito Savino e per la Commissione di Manutenzione di Corte d’Appello, viste le condizioni in cui versa il palazzo di giustizia con annessa Procura e i ripetuti episodi di cedimenti strutturali, si prospetta oramai il rischio di chiusura totale dell’edificio, con “un sequestro senza facoltà d’uso”. Ma niente di concreto è stato ancora deciso, mentre sui rischi del palazzo di proprietà Inail è già in corso da almeno tre anni un’inchiesta che ha già condotto al sequestro con facoltà d’uso dell’immobile. E mentre il dottor Savino ha minacciato da tempo un successivo sequestro, questa volta senza facoltà d’uso, un altro anno si conclude con la Città di Bari costretta a convivere con tribunali inagibili e illegali, sparpagliati quasi ad ogni angolo, da via Crispi a piazza Massari nel cuore del quartiere Murat-San Nicola fino al San Paolo, dove hanno sede i giudici di pace, senza che nessun amministratore dotato almeno di buon senso si ponga seriamente il problema di rintracciare un’area o un suolo ove allocare la sede unica. Auguri…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Dicembre 2012

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