Pane e quotidiano con Agim Mato (III parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi
Agim Mato viene spesso invitato in Italia e comincia a scrivere anche poesie in italiano. Appartiene alla schiera dei poeti albanesi italofoni. Organizza nella sua Saranda il più importante festival internazionale di poesia, “Le trireme della Poesia Ionica”. Pubblica, con Daniele Giancane, “Un mare ci unisce”, un volume contenente poesie di poeti italiani e albanesi. Del 2018 l’ultima pubblicazione “Giardini della memoria”. Maestro pluripremiato, spesso ricorre al mito e alla sua funzione di ancoraggio, di mediazione e trasfigurazione della realtà per comporre.
I bambini
Tutti questi giornì si sentì sulle nostre teste il fruscìo
del traffico aereo degli uccelli
che portavano sulle loro ali l’aprile.
Più tardi vennero gli aerei irroratori sui campi.
Gli spazi oscillavano come lenzuola invisibili.
Quando scendevano sull’aeroporto agrario,
una nube di bimbi appariva
accanto a questi aerei ordinarii di lavoro,
odoranti di olio e di erbicidi.
Toccavano con mano il caldo metallo
che palpitava
e nei loro teneri petti si svegliava Icaro,
si svegliava l’infinito.
Poi scacciavano i bimbi. Si accendevano i motori.
Un potente vortice d’aria apriva loro le camicie.
Ma non erano camicie. Erano ali che sbattevano
come se d’improvviso uno stormo di cicogne si preparasse
a volare.
E la notte, nel sonno, il loro spirito era tormentato dai cieli.
Pilotavano in un oceano d’aria, di sogno.
Ascoltavano il rombo dei pianeti,
quasi toccavano la luna e erano spiaciuti che non avesse
nubi e pioggia sue
che non avesse boschi suoi,
città e campi divise in quadrati
come alveari del lavoro umano.
Il mattino li trovava sulla terra, nei loro bianchi villaggi,
circondati
dal verde chiasso del grano.
Agim Mato
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 18 Maggio 2023