Pane e quotidiano con Alda Merini (III parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Nel 1954 Alda Merini sposa il “prestinaio” (panettiere) Ettore Carniti e in seguito alla seconda gravidanza, nel 1958, ha una depressione post partum. Otto anni dopo la situazione si aggrava ulteriormente. Viene internata in una clinica psichiatrica e la sua famiglia da quel momento in poi non è più la stessa. La poetessa entra ed esce dai manicomi, tra ricoveri forzati e volontari e smette di scrivere per vent’anni. Ritorna a farlo nel 1979, raccontando l’esperienza del manicomio ne La Terra Santa (1984), una sorta di terra promessa ricercata attraverso la poesia e la scrittura Rimane vedova e si riposa nel 1983, trasferendosi per tre anni a Taranto.
La Terra Santa
Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso tra la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita nei cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
(da “La Terra Santa” 1984)
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 24 Marzo 2022