Pane e quotidiano con Alfonso Gatto (II Parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Alfonso Gatto nasce a Salerno nel 1909 da una famiglia di marinai. Vive un’adolescenza travagliata e sin dal liceo scopre la propria passione per la poesia e per la letteratura.Nel 1926 si iscrive alla Federico II, di Napoli che abbandona qualche anno dopo, senza laurearsi, a causa di difficoltà economiche. Sposa la figlia del suo professore di matematica e con lei fugge, nel 1930, a Milano, dove poco dopo nascono le due figlie. In questi anni stringe amicizia con Zavattini, Sinisgalli e Cantatore. Comincia a manifestare segni di irrequietezza. Sono anni di vita avventurosa, trascorsa nell’esercizio e nella pratica dei lavori più disparati. Inizia a lavorare dapprima come commesso di libreria, poi istitutore di collegio, correttore di bozze, giornalista e infine insegnante. ‘L’isola’ è il suo primo volumetto, pubblicato nel 1932; con esso Alfonso Gatto inizia la sua esistenza di poeta e un discorso poetico che durerà per tutta la vita. In quegli anni stringe amicizia con Ungaretti. Subito dopo pubblica ‘Morto ai paesi’, una quarantina di componimenti in versi in cui non si evincono grandi differenze tematiche rispetto a ‘Isola’, con la comune evocazione di immagini plastiche, idilliache ed oniriche, ed il topos della memoria come sfondo.
Inverno a Roma
I bambini che pensano negli occhi
hanno l’ inverno, il lungo inverno. Soli
s’ appoggiano ai ginocchi per vedere
dentro lo sguardo illuminarsi il sole.
Di là da sé, nel cielo, le bambine
ai fili luminosi della pioggia
si toccano i capelli, vanno sole
ridendo con le labbra screpolate.
Son passate nei secoli parole
d’ amore e di pietà, ma le bambine
stringendo lo scialletto vanno sole
sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto
gocciola sugli uccelli della gronda.
Da ‘Osteria flegrea’
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 2 Marzo 2022