Pane e quotidiano con Alfonso Gatto (V Parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Dedicò gli ultimi anni della sua vita alla critica dell’arte e della pittura, seguendo i percorsi artistici del fratello Alessandro e della compagna. La profonda sete di conoscenza condusse il poeta a soddisfare la propria attitudine alla pittura, con la realizzazione di vari acquerelli e disegni, nonché alla elaborazione di numerosissimi cataloghi per pittori di grande caratura, come Guttuso e de Pisis.La compagna Graziana Pentich, ha raccolto negli anni Novanta, in un volume intitolato ‘I colori di una storia’, disegni, dipinti poesie e opere di pittura del poeta. In esso è scandita la storia di una vita in cui l’arte risulta essere il linguaggio quotidiano più congeniale ad esprimere e raccontare le esperienze degli stessi protagonisti, dalla nascita alle prime parole del figlio Leone, ai continui spostamenti del poeta, il quale incorpora l’una dentro l’altra le città conosciute lungo il cammino in un’unica grande città che ha l’anima del Sud.L’8 marzo 1976, Alfonso Gatto si trovava a Grosseto e partì verso Roma su una Mini Minor guidata da un’amica. L’auto finì fuori strada nei pressi di Orbetello. Le condizioni del poeta apparvero subito gravi tanto che fu trasportato d’urgenza prima all’ospedale di Orbetello e poi a quello di Grosseto, dove spirò poco dopo.Fu sepolto nel cimitero monumentale di Salerno. Sulla sua tomba è incisa una frase di Eugenio Montale, suo fedele amico: “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore”.Attualmente il suo archivio è conservato presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei, di Pavia.Molto forte il legame del poeta con la sua città, difatti sui muri dei vicoli di Salerno campeggiano come macchie di luce i suoi versi più amati.
Le grandi notti d’estate
Le grandi notti d’estate
che nulla muove oltre il chiaro
filtro dei baci, il tuo volto
un sogno nelle mie mani.
Lontana come i tuoi occhi
tu sei venuta dal mare,
dal vento che pare l’anima.
E baci perdutamente
sino a che l’arida bocca
come la notte è dischiusa
portata via dal suo soffio.
Tu vivi allora, tu vivi,
il sogno ch’ esisti è vero.
Da quanto t’ho cercata.
Ti stringo per dirti che i sogni
son belli come il tuo volto,
lontani come i tuoi occhi.
E il bacio che cerco è l’anima.
Da ‘Nuove poesie’
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 5 Marzo 2022