Pane e quotidiano con Arsenij Tarkovskij (III parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Arsenij Tarkovskij scrive i suoi primi articoli sui giornali locali, ma non è facile vivere di sole pubblicazioni, così nel 1933 decide di iniziare a tradurre libri da lingue come il georgiano, il kirghiso e il turkmeno. Presto il lavoro dà i suoi primi frutti sotto e Arsenij viene ammesso all’Unione del Presidium degli scrittori sovietici. Quando giunge nel 1925 a Mosca per studiare, rimane affascinato dalla figura della poetessa Marina Cvetaeva, i cui versi sono già noti. In suo onore darà il nome Marina a sua figlia. Tarkovskij si sposerà tre volte. Dal primo matrimonio con una compagna di studi nasceranno gli unici suoi figli: Andrej che diventerà il grande regista e Marina che sarà scrittrice.
Primi incontri
«Dei nostri incontri ogni momento noi
festeggiavamo come epifania,
soli nell’universo tutto. Tu
più ardita e lieve di un battito d’ala
su per la scala, come un capogiro
volavi sulla soglia, conducendomi
tra l’umido lillà, dentro il tuo regno
che sta dall’altra parte dello specchio.
Quando scesa la notte, a me la grazia
fu elargita, le porte dell’altare
si aprirono, nel buio prese luce
e lenta si chinò la tua nudità.
…
Sulla terra tutto fu trasfigurato,
anche le cose semplici – il catino,
la brocca – e tra noi di sentinella
stava l’acqua dura e stratiforme.
Chissà dove fummo sospinti,
dinanzi a noi s’aprivano miraggi
di città costruite per prodigio,
solo la menta si stendeva sotto i piedi
gli uccelli erano compagni di viaggio
i pesci balzavano dal fiume
il cielo si dispiegava ai nostri occhi…
Quando il destino seguiva i nostri passi
come un pazzo con il rasoio in mano.»
(da Poesie scelte)
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 23 Giugno 2022