Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Edith Bruck (I parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Edith Bruck, il cui cognome originario è Steinschreiber, è nata il 3 maggio 1931 a Tiszabercel, in Ungheria. Più tardi assumerà il cognome Bruck dal primo marito, sposato per evitare il servizio militare obbligatorio. La sua infanzia si svolge a Tiszakarád, un piccolo villaggio ungherese ai confini con la Slovacchia. Edith è la sesta figlia in una famiglia ebrea molto povera, tanto che sin dalla prima infanzia conosce odio e discriminazioni che, come un’onda malefica, stanno investendo tutta l’Europa nel secondo decennio del secolo scorso. La sua famiglia vive il dramma della deportazione nei campi di concentramento fino all’esperienza dei campi di sterminio.  All’età di tredici anni, nella triste primavera del 1944, dal ghetto ebreo di Sàtoraljaùjhely viene deportata al campo di Auschwitz. È solo l’inizio della sua odissea che tocca numerosi altri campi nazisti, da Kaufering a Landsberg a Dachau a Christianstadt fino a Bergen-Belsen, dove verrà liberata nell’aprile 1945. Uniche superstiti della famiglia  Steinschreiber lei e le sorelle. Non faranno ritorno la madre, il padre, un fratello e altri familiari.

Dopo la liberazione da parte degli anglo-americani tenta il rientro in Ungheria, nella sua casa; ben presto scopre però che la fine della guerra non significa pace né accoglienza, ma nuove difficoltà e, soprattutto, nuove peregrinazioni alla ricerca di un posto nel mondo dove poter vivere.

Nel 1946 raggiunge in Cecoslovacchia una delle sue sorelle maggiori, salvate, a Budapest, dall’eroe italiano Giorgio Perlasca (oggi presente nel Giardino dei Giusti fra le Nazioni, a Gerusalemme), ma il tentativo di ricongiungimento fallisce.

Nel settembre del 1948, con la nascita del nuovo stato di Israele, raggiunge questo paese con nuove speranze. Qui per evitare il servizio militare si sposa e prende il cognome che ancora oggi porta: Bruck. Nel 1954, spinta dall’impossibilità di inserirsi e di riconoscersi nel Paese immaginato “di latte e miele”, e non riuscendo ad accettare la realtà segnata da conflitti e tensioni, giunge in Italia che elegge a sua nazione. Si stabilisce a Roma dove tuttora vive.

 

Vivi

La morte
è la misura del sentimento
per coloro
che abbiamo amato
è una sorta di gravidanza
multipla
che nutriamo nel ventre con il nostro sangue
con il nostro respiro.
Nella pancia-casa
c’è posto per tutti
anche se sono troppi
non scalciano,
non si schiacciano
gli uni contro gli altri
sono così buoni
come non sono mai stati.
Mio padre è in un angolino
e non apre bocca,
la mamma gli sta addosso come nella vita,
mio fratello malaticcio
è ben protetto
perché è maschio
e hanno fatto posto anche
a mio marito amato.

 

Edith Bruck

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 26 Aprile 2023

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