Pane e quotidiano con Francesco De Gregori (III parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Nel 1974 inizia una collaborazione con Fabrizio De André che, per l’occasione, lo ospita nella sua casa in Gallura. Dal lavoro a due nascono canzoni come ‘Oceano’, ‘Dolce luna’ e ‘Canzone per l’estate’. De Gregori ha raccontato come la collaborazione con De Andrè (scomparso da due anni al momento dell’uscita del disco) fosse abbastanza singolare: i due non si incontravano quasi mai perché mentre De Gregori lavorava all’album di giorno, De André, alzandosi molto tardi, faceva la sua parte di notte.Alla fine del 1975 De Gregori si rende protagonista con Claudio Baglioni di un breve concerto improvvisato nella piazza del Pantheon, con le custodie delle chitarre aperte nella piazza, gremita di turisti. Purtroppo si vedono quasi del tutto ignorati dai passanti. Commentando l’episodio, e sottolineando la delusione provata, Baglioni dichiarerà più tardi: «A me ci vollero un paio di giorni per riprendermi, a Francesco, che è più vanitoso, almeno un paio di settimane». Nel ‘76 De Gregori pubblica un altro successo, ‘Bufalo Bill’, con la collaborazione di Lucio Dalla e Ivan Graziani. Nella primavera del 1976 intraprende una tournée, che prevede come seconda tappa due concerti a Milano. Nel corso del concerto serale alcuni ragazzi appartenenti ai collettivi politici studenteschi — tra cui Nicoletta Bocca, figlia del giornalista Giorgio— salirono a più riprese sul palco, interrompendo il concerto, per contestare il cantante, accusandolo di autoproclamarsi di sinistra ma di praticare uno stile di vita lussuoso e strumentalizzare i temi cari alla sinistra per arricchirsi. De Gregori fu sottoposto a una lunga serie di domande e accuse, in cui gli vennero dette frasi come «Quanto hai preso stasera?», «Suicidati», «Se sei un compagno, non a parole ma a fatti, lascia qui l’incasso». Più tardi la polizia fece irruzione nel Palalido e lanciò fumogeni, disperdendo i contestatori.
A Pa’
Non mi ricordo se c’era luna,
e nè che occhi aveva il ragazzo,
ma mi ricordo quel sapore in gola
e l’odore del mare come uno schiaffo. A pà.
E c’era Roma così lontana,
e c’era Roma così vicina,
e c’era quella luce che li chiama,
come una stella mattutina. A pà.
A pà. Tutto passa, il resto va.
come gli uccelli del cielo campare,
e voglio vivere come i gigli dei campi,
e sopra i gigli dei campi volare.
(dedicata a Pier Paolo Pasolini)
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 7 Aprile 2022