Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Giorgio Caproni (IV Parte)

Pochi grammi di poesia al giorno  per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Nell’ottobre dello stesso anno Caproni rientra a Roma e vi si stabilirà fino al 1973, continuando ad insegnare (più volte esternerà il credo nella sua professione considerata come una delle più belle al mondo). A Roma conosce Fortini, Pratolini, Cassola, e stringe amicizia con Pasolini. Entra nel Partito socialista e partecipa al Congresso mondiale degli intellettuali per la pace, che si tiene a Varsavia, nel 1948. È  un periodo di forte impegno politico questo, in cui alterna la scrittura di articoli e saggi, alle traduzioni dal francese alla poesia. Tra le opere più significative che traduce vi è uno dei volumi della Recherche di Proust, ‘Il tempo ritrovato’. Nel 1952 vince il Premio Viareggio con ‘Stanze della funicolare’ e lo rivince nel 1959 con ‘Il seme del piangere’; dello stesso anno è ‘Il passaggio di Enea’. Dal ‘65 al ‘78 pubblica ‘Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee’, ‘ Terzo libro ed altre cose’, ‘ Il muro della terra’, ‘Poesie’ e ‘Erba francese’. Si spegne a Roma il 22 gennaio del 1990. Nel 2017 la sua ‘Versicoli ecologici’ è oggetto del tema di esame di maturità; Caproni viene consacrato una delle colonne portanti della poesia italiana del Novecento.

 

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

Da ‘Il seme del piangere’

 

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 27 Gennaio 2023

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