Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Juan Ramón Jiménez (IV parte)

Pochi grammi di poesia al giorno  per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Tra il 1912 e il 1916 Jiménez pubblica ‘Melancolia’ (1912), ‘Laberinto’ (1913) e, nel 1914, la narrazione poetica di ‘Platero y yo’.Nel 1917 si stabilisce a Madrid con la moglie Zenobia dove rimane fino al 1936 decidendo di vivere isolato per dedicarsi quasi esclusivamente alla scrittura. Saranno di questo periodo le sue opere più significative come ‘Segunda antolojia poética’, ‘Eternidades’, ‘Pietra y cielo’, ‘Poesia’ e ‘Belleza’.La poesia di Jiménez, che accoglie nei suoi versi la purezza di Tagore e che risente dell’influenza di Goethe diventa universale e il poeta è al centro della vita culturale del suo paese. Negli anni che vanno dal ‘21 al 27’ cura riviste di breve durata e pubblica la rivista ‘Indice’, alla quale collaborano Ortega, Machado, Alfonso Reyes, Salinas e tanti altri che lo chiamano reverenzialmente ‘maestro’. Tra il ‘28 e il ‘36 inizia a scrivere i ritratti di ‘Españoles de tres mundos’ che provocarono non poche polemiche. Nel  1935 rifiuta l’invito a far parte della ‘Real Academia’.Nel 1936  escono ’Canción’ e ‘Verso y prosa para niños’. A giugno dello stesso anno fa leggere alla ‘Residencia de Estudiantes’ un testo dal titolo ’Politica poética’ e la casa editrice Signo inizia la pubblicazione delle sue opere complete, prevista in 21 volumi.

 

Io non sono io

 

Io non sono io

Sono colui

che cammina accanto a te senza che io lo veda;

che, a volte, sto per vedere,

e che, a volte, dimentico.

Colui che tace, sereno, quando parlo,

colui che perdona, dolce, quando odio,

colui che passeggia là dove non sono,

colui che resterà qui quando morirò.

 

 Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 27 Maggio 2022

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