Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Mario Luzi (II Parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Mario Luzi trascorre l’infanzia e i primi anni di scuola a Castello. In seguito si trasferisce a Siena dove rimane per tre anni. Nel 1929 ritorna nella sua città natale e termina a Firenze gli studi presso il liceo classico “Galileo”. Sempre a Firenze si laurea in letteratura francese con una tesi su François Mauriac. Nel 1933 conosce all’Università la matricola Elena Monaci che sposerà nel 1942 e sarà per vari decenni un’apprezzata insegnante liceale a Firenze. Nel 1935, la sua prima raccolta poetica La barca, esprime tutta la giovinezza dell’autore  in uno stile acerbo e fragile, ma che già determina i suoi dominanti motivi poetici: un contrasto continuo fra il tempo e l’eternità, fra la vita individuale e la vita totale, fra l’apparenza e l’essenza. Nel 1938 inizia l’insegnamento alle scuole superiori che lo porterà a Parma, a San Miniato e infine a Roma dove lavorerà alla Sovrintendenza bibliografica. Alla caduta del fascismo, con Bilenchi, Cancogni, Parronchi e Pandolfi tenta di redigere per «La Nazione» un manifesto liberal-socialista, che sarà poi bloccato dalla polizia badogliana. Ripara con la moglie in avanzata gravidanza in Val d’Arno, dove nasce il suo unico figlio Gianni.

 

Canto notturno per le ragazze fiorentine

 

Lasciate il vostro peso alla terra

il nome dentro il vostro cuore

e volate via,

quaggiù non è vostro l’amore.

Nella sua profondità si libra il biancore notturno,

le ore passano senz’orme

e ovunque una dolce carità

di voi, d’ogni bellezza parla del vostro corpo che dorme,

e dormendo naviga senza dondolare al suo porto,

lascia consumare il suo volto

il suo tenue colore ed il fiore

del viso dove odoran le giovani pene, il desiderio raccolto.

Come acque di un fiume sepolto rampollano dalla notte

le immagini addormentate

di voi, dei vostri occhi assenti;

senza forma, senza calore passan sul cuore degli adolescenti.

Dalla terra volano via gli eventi, le dolci passioni

escono dai corpi spenti,

la povertà le illusioni,

i sorrisi profondi delle umane consolazioni.

Noi non amiamo che quella vanità che ci addolora,

vi porta di ora in ora leggere

come un lume che non si può tenere

ma solo morirne. Come cere colano intorno le stagioni,

e noi andiamo con la volontà di Dio dentro al cuore

per le strade nel lieve afrore

delle vostre stanze socchiuse,

nell’ombra che sommerge le vostre pupille deluse.

Lasciate il vostro peso alla terra

il nome dentro il nostro cuore

e volate via,

quaggiù non è vostro l’amore

 

da La barca 1935

 

Natura

La terra e a lei concorde il mare

e sopra ovunque un mare più giocondo

per la veloce fiamma dei passeri

e la via

della riposante luna e del sonno

dei dolci corpi socchiusi alla vita

e alla morte su un campo;

e per quelle voci che scendono

sfuggendo a misteriose porte e balzano

sopra noi come uccelli folli di tornare

sopra le isole originali cantando:

qui si prepara

un giaciglio di porpora e un canto che culla

per chi non ha potuto dormire

sì dura era la pietra,

sì acuminato l’amore.

 

da La barca

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

 


Pubblicato il 23 Febbraio 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio