Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Nadia Anjuman (III parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Il 4 novembre del 2005, Anjuman e suo marito ebbero una violenta discussione. Secondo Neia, Anjuman voleva andare a fare visita alla famiglia e agli amici, una pratica comune durante l’ultimo giorno del Ramadan. Il marito le disse che non le avrebbe permesso di visitare sua sorella. Anjuman protestò ed i coniugi cominciarono a litigare. Quella notte, Neia picchiò la donna fino a farle perdere conoscenza e procurandole una grave ferita alla testa. Ore dopo, con Anjuman apparentemente ancora incosciente, Neia prese un taxi e la portò in ospedale; l’autista parlando con le autorità affermò che Anjuman era già morta quando Neia aveva messo il corpo all’interno del veicolo. Poco dopo, un poliziotto dichiarò che il marito aveva confessato di averla picchiata a seguito di una lite, ma non di averla uccisa. Invece, il marito dichiarò che Anjuman, prima della sua morte, avesse confessato di aver assunto un veleno. Le fonti dicono che la donna abbia vomitato sangue dopo aver perso conoscenza, ciò che i medici in seguito credettero la causa più probabile di morte. Neia e la sua famiglia impedirono ai medici di effettuare l’autopsia, quindi non vennero trovate prove che spiegassero cosa fosse successo.

Un fiore rosso scuro

 

«Che cosa dovrei cantare?

Io, che sono odiata dalla vita.

Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.

Perché dovrei parlare di dolcezza?

Quando sento l’amarezza,

L’oppressore si diletta.

Ha battuto la mia bocca.

Non ho un compagno nella vita.

Per chi posso essere dolce?

Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,

Morire, esistere.

Soltanto io e la mia forzata solitudine

Insieme al dispiacere e alla tristezza.

Sono nata per il nulla.

La mia bocca dovrebbe essere sigillata.

Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.

E il tempo per celebrare.

Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?

Che non mi permette di volare.

Sono stata silenziosa troppo a lungo.

Ma non ho dimenticato la melodia,

Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore

Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia

Per volare via da questa solitudine

E cantare come una persona malinconica.

Io non sono un debole pioppo

Scosso dal vento

Io sono una donna afghana

E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi

 

 

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 8 Marzo 2024

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