Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Nelly Sachs (III parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Il 1950 segna un’altra data tristemente importante nella vita di Nelly Sachs. Preda di una grave malattia mentale, inizia a trascorrere lunghi periodi in cliniche psichiatriche, al cui interno, come racconta a Celan, viene spesso sottoposta a sedute di elettroshock. La persecuzione nazista che ha lasciato profonde cicatrici nella sua psiche influenza anche la sua scrittura come negli “Epitaffi scritti sullaria”. A differenza della figura tradizionale dell’epitaffio, iscrizione funeraria incisa su pietra tombale, quelli di cui è autrice la Sachs, si presentano come «scritti sull’aria» Anch’essi vogliono assicurare memoria a qualcuno che non c’è più, solo che, rispetto alla garanzia che, al riguardo, può fornire la solida pietra, fanno appello alla collaborazione recettiva del lettore, affinché la testimonianza in questione non si disperda e si dilegui. Chi legge è messo, infatti, davanti al compito di ricordare e di “riempire il vuoto” delle assenze.

«Qui si addormentarono tutte le parole. | Qui tutti i dolori trovarono il loro porto. | Le lacrime non conobbero alcun nuovo mare. | Qui polvere non si posa: tutto è ritorno».

La madre, da Epitaffi scritti sull’aria

«Sempre cercavi la perla, smarrita il giorno della tua nascita. / Cercavi il bene posseduto, musica della notte nelle orecchie. / Anima lambita dal mare, tu tuffatrice fino al fondo. Pesci, angeli del profondo, risplendevano nella luce della tua ferita»

L’annegata. Da Epitaffi scritti sull’aria

 

Come lieve

sarà la terra

solo una nube d’amore a sera

quando dissolta in musica

trasmigrerà la pietra.

E rocce,

incubi ammucchiati

sul cuore dell’uomo,

pesi di tristezza,

sprizzeranno dalle vene.

 

Nelly Sachs (da Fuga e metamorfosi)

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 11 Maggio 2023

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