Pane e quotidiano con Salvatore Quasimodo (IV parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
La tragica esperienza della guerra ha un’importanza fondamentale e decisiva nella vita e nell’arte di Salvatore Quasimodo. Attraverso l’esperienza traumatica della guerra il poeta perviene infatti a un mutamento radicale dal punto di vista umano, politico e soprattutto poetico. Nel 1948 sposa Maria Cumani dalla quale si separerà nel 1960. Inizia a collaborare con il settimanale «Omnibus» per il quale cura la rubrica di critica teatrale. Vince nel 1953 ex-aequo con Dylan Thomas il Premio Etna-Taormina e nel 1958: per La terra impareggiabile il Premio Viareggio. Raggiunge la massima fama nel 1959 quando gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. A segnalare la sua candidatura erano stati Francesco Flora e Carlo Bo.
Milano, agosto 1943
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.
da Giorno dopo giorno
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 17 Giugno 2022