Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Salvatore Quasimodo (V parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Salvatore Quasimodo trascorre gli ultimi anni di vita compiendo numerosi viaggi in Europa e in America e tenendo conferenze e letture pubbliche delle sue liriche che, nel frattempo, erano state tradotte in diverse lingue. La sua ultima opera, “Dare e avere” è del 1966: si tratta di una raccolta che è un bilancio della propria vita, quasi un testamento spirituale (il poeta morirà appena due anni dopo). Nel 1967 è l’Università di Oxford a conferirgli la laurea honoris causa. Colpito da ictus ad Amalfi, dove si trovava per presiedere un premio di poesia, Quasimodo muore il 14 giugno 1968, sull’auto che lo sta accompagnando a Napoli. Viene sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano. Carlo Bo tiene la sua orazione funebre nella quale dice, tra l’altro, che Quasimodo è stato un modello, non solo dal punto di vista poetico, ma anche per le sue virtù d’uomo, le sue scelte di campo e il suo amore per la libertà.

 

 

Uomo del mio tempo

 

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

Salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

da Giorno dopo giorno, 1947

 

Elegia

 

Gelida messaggera della notte,

sei ritornata limpida ai balconi

delle case distrutte, a illuminare

le tombe ignote, i derelitti resti

della terra fumante. Qui riposa

il nostro sogno. E solitaria volgi

verso il nord, dove ogni cosa corre

senza luce alla morte, e tu resisti.

 

da Giorno dopo giorno, 1947

 

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 18 Giugno 2022

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