Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Vittorio Sereni (IVparte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Nel 1951 per la prima volta trascorre l’estate a Bocca di Magra (La Spezia), che diviene l’abituale ‘posto di vacanza’, assumendo un ruolo fondamentale nel suo immaginario poetico. Nel 1952, lasciato l’insegnamento, entra alla direzione dell’ufficio stampa e propaganda della Pirelli, dove cura le sezioni di arte e letteratura della rivista aziendale. Negli anni 1954-55 dirige per le Edizioni della Meridiana la collana Quaderni di poesia, dove pubblicano tra gli altri Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto, Franco Fortini, Luciano Erba. Nel novembre del 1958 lascia la Pirelli per passare alla direzione editoriale della Mondadori, dove rimane fino al pensionamento. Intanto, si intensifica la sua attività letteraria. Nel 1972 il poemetto Un posto di vacanza  gli vale il premio dell’Accademia dei Lincei per la poesia e nel 1974, esce la seconda edizione de Gli strumenti umani. In questi anni e nei successivi viaggia molto, sia per lavoro sia per inviti a conferenze in Europa, negli Stati Uniti, in Egitto, Messico, Unione Sovietica, Cina, dove nel 1980 fa parte di una delegazione di intellettuali, insieme a Mario Luzi, Alberto Arbasino e Luigi Malerba. Anche dopo il pensionamento Sereni continua a collaborare come consulente con Mondadori. Nel 1982 esce per Garzanti il suo quarto libro di versi, Stella variabile (premio Viareggio per la poesia), in cui si raffina ulteriormente la mescolanza di narratività e lirismo degli Strumenti umani. Rimane incompiuto un libro di prose, che avrebbe dovuto intitolarsi La traversata di Milano. Muore all’improvviso, per un aneurisma, a Milano, il 10 febbraio 1983 e viene sepolto nella tomba di famiglia a Luino. Nel 2013 un corposo volume degli Oscar Mondadori, Poeti italiani del Novecento, ha raccolto, in tre parti distinte l’intera sua opera poetica (comprese le traduzioni), buona parte della produzione in prosa e le numerose prose critiche.

 

VII

Mai così fitto mai
così fittamente deliberante
appena fuori dalla foce
in tondo il crocchio dei gabbiani. Uno
si stacca a volo, tuffatosi
pesca un alcunché, torna al conciliabolo.

Sei già mare d’inverno:
estraniato, come chiuso in sé.

Amare non è sempre conoscere («non sempre
giovinezza è verità»), lo si impara sul tardi.
____________________________Un sasso, ci spiegano,
non è così semplice come pare.
Tanto meno un fiore.
L’uno dirama in sé una cattedrale.
L’altro un paradiso in terra.

Svetta su entrambi un Himalaya
di vite in movimento.
_____________________Ne fu colto
il disegno profondo
nel punto dove si fa più palese
– non una storia mia o di altri
non un amore nemmeno una poesia
______________________________ma un progetto
sempre in divenire sempre
«in fieri» di cui essere parte
per una volta senza umiltà né orgoglio
sapendo di non sapere.
Sul rovescio dell’estate.
Nei giorni di sole di un dicembre.

Se non fosse così tardi.

Ma tu specchio ora uniforme e immemore
pronto per nuovi fumi
di sterpaglia nei campi per nuove luci
di notte dalla piana per gente
che sgorghi nuova da Carrara o da Luni

tu davvero dimenticami, non lusingarmi più.

 

da Stella variabile (sezione VII del poemetto Un posto di vacanza)

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

 


Pubblicato il 13 Ottobre 2023

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