Pane e quotidiano con Wisława Szymborska (V Parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
“Mappa” e “Reciprocità” sono le ultime due poesie di Szymborska, su cui ha lavorato fino a pochi giorni prima di morire. Apparse sulla stampa in Polonia, usciranno a Cracovia assieme ad altri testi inediti con il significativo titolo Wystarczy (“Basta così”). Vi sono condensate tutte le caratteristiche della sua poesia: la vitalità e la leggerezza, la serietà e la profondità, il coinvolgimento nelle cose della vita e un autoironico distacco.
La mappa
Piatta come il tavolo
sul quale è posata.
Sotto – nulla si muove,
né cerca uno sbocco.
Sopra – il mio fiato umano
non crea vortici d’aria
e lascia tranquilla
la sua intera superficie.
Bassopiani e vallate sono sempre verdi,
altopiani e montagne sono gialli e marrone,
oceani e mari – di un azzurro amico
sui margini sdruciti.
Qui tutto è piccolo, vicino, alla portata.
Con la punta dell’unghia posso schiacciare i vulcani,
accarezzare i poli senza guanti grossi,
posso con un’occhiata
abbracciare ogni deserto
insieme al fiume che sta lì accanto.
Segnalano le selve alcuni alberelli
tra i quali è ben difficile smarrirsi.
A est e ovest, sopra e sotto
l’equatore, un assoluto
silenzio sparso come semi,
ma in ogni seme nero
la gente vive.
Forse comuni e improvvise rovine
sono assenti in questo quadro.
I confini si intravedono appena,
quasi esitanti – esserci o non esserci?
Amo le mappe perché dicono bugie.
Perché sbarrano il passo a verità aggressive.
Perché con indulgenza e buon umore
sul tavolo mi dispongono un mondo
che non è di questo mondo.
Trad. Pietro Marchesani
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 5 Febbraio 2022