Pane e quotidiano. La Poesia è di tutti
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi
L’estate cancella spesso nella futilità e nel fragore la pienezza dell’esistenza. Il frinire cadenzato delle cicale nei versi di Franco Marcoaldi è il consumarsi di quell’effimero che piano svanisce, anche se la frenesia forse un po’ manca quando le ombre si allungano e l’io tende a ripiegarsi nel tempo della riflessione.
Le cicale e il grido del cielo
Sei la colonna sonora dell’estate
però non ti ho mai vista in faccia.
Pratichi il mimetismo e se qualcuno
si avvicina al tuo ricovero
taci di colpo, per sottrargli traccia.
Il tuo rumore è rauco, lento,
cadenzato; quasi raspassi il sole
in un giorno ideale da bucato.
Ché appena arriva l’ombra
il tuo tamburo ammutolisce,
le lamine vibranti giacciono inerti:
il paesaggio non respira più,
grido del cielo che svanisce.
Quella sgradita sinfonia
che sgorgava dalla terra screpolata
martellando il cervello
nell’ora più accaldata,
ora mi manca. Il tuo silenzio
pare un avvertimento:
l’ombra ha trionfato sulla luce
e si riaffaccia lo sgomento.
Franco Marcoaldi da Animali in versi, Einaudi 2016
Ombre anche nei pensieri della donna, consapevole che dopo l’ora più calda, arriverà il silenzio delle cicale.
A cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte. Selezione iconografica a cura di Chiara Troccoli Previati
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Pubblicato il 19 Settembre 2024