Pane e quotidiano, la Poesia è di tutti
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi
La grandezza del poeta Dario Bellezza è una miniera da scavare che porta continuamente alla luce autentiche pietre preziose. Diamanti grezzi incrostati di dolore, parole sporche ma splendenti che chiedono solo una preghiera per conoscere “la vera verità”, al di là delle etichettature, al di là del bene e del male.
Poeta
Insonnia che rapida vieni, spiega
all’illustre discepolo del niente
la vera verità dell’attimo fuggente!
Spiega che morendo s’insinua dentro
il corpo il verme distruttore
e l’anima impigrita non vuole
al Creatore, ma insana s’insabbia
ancora più giù, come un serpe
immondo che le nere visceri
non vorrebbero ospitare.
Niente resta dunque tranne il dolore,
e la fantasticheria simultanea
di una diversa fine che, principio
possibile di ogni mistero,
chiede una preghiera per trasformarsi
in niente.
Dario Bellezza, “Scena quinta”, da “Testamento di sangue”, 1992.
Ernesto Tatafiore, Autoritratto autoritario, 1981
Adirato e con lessico sferzante Dario Bellezza chiede di capire se un poeta, un artista, “illustre discepolo del niente”, possa approdare a una verità sulla fine. Questo autoritratto dell’artista partenopeo mostra un uomo con una serpe insinuata dentro che lo rende quasi un’ombra di se stesso, consumato dal dubbio.
A cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Selezione iconografica a cura di Chiara Troccoli Previati
Pubblicato il 28 Gennaio 2025