Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano, Nika Georgievna Turbina

Il 17 dicembre 1974, nasce a Yalta, Nika Georgievna Turbina. Abbandonata dal padre, a crescerla fu la madre, scultrice di professione. Afflitta da problemi respiratori, Nika iniziò a manifestare, durante la notte, sensi di soffocamento che le procuravano improvvisi risvegli. Questa esperienza la portò a maturare una conoscenza del dolore non comuni all’età. Non essendo ancora capace di scrivere, chiamava la madre e i nonni affinché fermassero su carta quanto lei pronunciava, e a sette  anni, compose una delle sue opere più famose: “Sono pesi queste mie poesie / pietre spinte lungo una salita / Le porterò stremata allo strapiombo.”Nel 1984, a soli 10 anni vide stampata la sua prima raccolta, ‘Bozza’ (Черновик), con prefazione a cura del poeta e romanziere Evgenij Evtušenko. Il riconoscimento fu immediato e venne pubblicata anche in Francia,  nel Regno Unito e in Italia.Negli anni successivi viaggiò all’estero, produsse nuove raccolte, ma con l’ingresso nel mondo degli adulti divenne sempre più fragile e inquieta e con il passare del tempo la sua storia venne lentamente dimenticata. Morì l’11 maggio del 2002 precipitando dalla finestra della sua abitazione, al quinto piano di un palazzo. Nel 2008, esce in Italia ‘Sono pesi queste mie poesie’, curato e tradotto da Federico Federici, prima pubblicazione postuma. Del 2018 è la raccolta ‘Nika Turbina’, con scritti e inediti a cura di Federico Federici.

 

Chi sono io?

Di chi gli occhi quando guardo nel mondo?

Di amici, familiari, belve, alberi ed uccelli?

Di chi le labbra per bere rugiada

dalla foglia caduta sulla strada?

Di chi le braccia per stringere il

mondo,

così fragile, indifeso?

La voce persa in quella tormenta

campi di ulivi e boschi e notte.

Chi sono in tutto questo, io?

Dove cercare in me?

E come dar risposta a tutte queste voci,

alla natura?

 

rubrica  a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 17 Dicembre 2021

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