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Paparesta: “Pronto a riprendermi il Bari, se ci saranno i presupposti”

 

Chiedo scusa per gli errori che ho fatto, ma li ho commessi per rendere davvero grande questa piazza. La fretta ha causato danni. Abbiamo sbagliato il primo anno. Bari è una città che merita di qualcosa d’importante. Voglio solo tutelare i miei diritti” Ha esordito così l’ex patron Gianluca Paparesta, che ha svolto presso il Palace Hotel una conferenza alla presenza della stampa cittadina per spiegare le ragioni del suo addio e le sue intenzioni. L’ex dirigente è partito spiegando: “Inaspettatamente sono venute fuori notizie su un’azione giudiziaria sulla cessione delle quote. Non è vero. Non voglio alcun rimborso. Voglio capire se un giudice può sentenziare se avevo diritto a conservare le mie quote. Se così fosse, potrei riprendere il pacchetto azionario del Bari”. Ha poi proseguito sul suo operato: “Ho fatto di tutto affinché Bari meritasse il meglio in questi due anni. La città merita un progetto di alto livello, nazionale ed internazionale. Ho cercato in tutti i modi di far interessare imprenditori al Bari. Dal 7 ottobre 2013 sono entrato nel Bari, chiamato dai Matarrese verso i quali nutro rispetto. Non appartengo alla categoria di chi l’ha prima odiato e poi pianto sul feretro di Vincenzo Matarrese. Sono stato io a sollecitare l’autofallimento del Bari con la conferenza del 19 febbraio, dove annunciai anche le mie dimissioni. Solo così poteva risorgere il calcio a Bari”. Dopo aver illustrato dettagliatamente i vari passaggi che l’hanno portato a diventare presidente successivamente all’asta fallimentare ha proseguito la sua difesa: “Dopo il primo anno di gestione, la società necessitava di liquidità. Il 25 giugno 2015 ci voleva una nuova ricapitalizzazione da 2,5 milioni di euro. Mi sono impegnato con la Banca Popolare di Bari al quale assegnai anche il ruolo di advisor. Il 15 dicembre 2015 incontro Giancaspro, che mi concede liquidità per andare avanti e successivamente entra nel consiglio d’amministrazione del Bari. Io gestivo la parte tecnica, Giancaspro quella amministrativa. Ha cercato di portare avanti con la sua esperienza, i bilanci infrannuali. L’8 aprile viene firmato il preliminare con Dato’ Noordin dopo aver avvisato l’advisor. La Banca Popolare di Bari invece, non mi diede garanzie sui cinesi”.  Sul proseguo del fallimento della trattativa con Nordin e della sua legale Grazia Iannarelli ha detto: “Grazia Iannarelli mi disse che Datò volesse investire tanto a Bari e mi suggerì di farlo venire nel capoluogo pugliese. giancaspro fu informato dell’arrivo dell’imprenditore malese. Il 16 aprile, Noordin doveva versare la caparra. Questa non arrivò e mi dovetti nuovamente indebitare con la Banca Popolare di Bari. Le perdite al 30 aprile erano di 3.400.000 euro. La perdita più grave fu quella di SuisseGas che non versò 1,5 milioni di euro. A noi sarebbero tornati utili. Si potevano trovare altri sponsor soprattutto nel campo delle scommesse ma ritenni opportuno non procedere per quello che è accaduto in passato a Bari. Grazia Iannarelli e Datò Noordin sono stati ospiti del Bari e io sono stato loro ospite a Kuala Lumpur. Lì ho incontrato il ministro dello sport, i sovrani di una regione malese. Viene indetta una conferenza stampa a cui erano presenti tantissimi cronisti. Io, sbagliandomi, mi sono fidato ma dovevo vedere prima i soldi. l’accredito tardava per fattori esterni, dovuti alle misure anti-riciglaggio e anti-terrorismo. Ripeto: io ho commesso diversi errori e lo ammetto davanti ai tifosi. Bari non può essere in B, deve ambire a traguardi ben più alti. L’11 maggio, primo comunicato di Giancaspro. Noordin rimane sorpreso ma cerco di tenerlo tranquillo. Una settimana dopo, secondo comunicato prima della decisiva gara col Novara. Noordin desiderava chiarezza da me perché non voleva immettere denaro in una situazione non chiara. 2 giugno: ancora un comunicato. Noordin mi comunica di voler bloccare le somme finché non sia fatta chiarezza sulla vicenda”. 

A tal riguardo ha concluso: “Dopo, ho cercato soluzioni alternative. Il 22 giugno, chiedo al collegio sindacale e Giancaspro di rinviare l’assemblea di due giorni per capire se era valido l’aumento di capitale proposto da me in quella data con nuovi investitori pronti ad intervenire. La mia proposta non viene presa in considerazione. Lì mi son trovato davanti ad un bivio. Tutelare i miei interessi o quelli del club? Ho preferito la seconda. Ma nessuno può riferire che il Bari potesse fallire senza Giancaspro. Con il prof. Donativi intraprenderemo azioni legali in tutte le sedi. Io non sono scappato, vivo qui. In tre anni ho messo vita, fatica e patrimonio personale presente e futuro. Non ho avuto alcun beneficio del Bari e dall’operazione Noordin sono stato danneggiato io per primo”. L’ex numero uno ha poi infatti rincarato la dose: “Il Bari non sarebbe fallito se non ci fosse stato Giancaspro. C’erano imprenditori pronti a subentrare ma mancavano i tempi tecnici. Se i legali di Giancaspro si fossero impuntati, sarebbero mancati i tempi tecnici per iscrivere la squadra al campionato. La materia di contestazione riguarda il periodo da dicembre 2015 a giugno 2016. Questo è una domanda ordinaria, non è un ricorso d’urgenza I tifosi devono riconoscere che io non avevo intenzione di arricchirmi. Volevo dare un futuro migliore al Bari. Ora, lasciamo lavorare la squadra”. Sull’operato di Giancaspro ha commentato: “Non giudico il lavoro di Cosmo Giancaspro. Sono ancora minimamente socio, l’azione è atta a tutelare i nostri diritti. Il giudice potrà darci ragione o no. Auspichiamo che l’iter sia il più veloce possibile ma che se ne occupi una persona preparata. Vedo due fazioni: i paparestiani e gli anti-Paparesta. Si è creata una spaccatura che è deleteria per la squadra che deve andare avanti e fare quel salto di qualità”.

Infine, per rafforzare la tesi dell’ex presidente, ha preso parola il suo legale, l’avvocato Donatini: “Il tribunale è l’unico luogo per chiarire la situazione. Paparesta non vuole nè un rimborso personale, né è contro il Bari. L’obiettivo è riprendere le partecipazioni della società che deteneva in quanto l’operazione del dott. Giancaspro non sarebbe stata eseguita in maniera precisamente legale. In questo, Paparesta è appoggiato anche da imprenditori che darebbero garanzie di solidità alla società biancorossa. Non vuole minare la serenità dell’ambiente e della squadra. Deciderà il Tribunale di Bari, ad inizio ottobre è cominciata l’azione legale. La ricostruzione dell’iter è inevitabile per far capire al giudice cosa è accaduto. Ciò su cui si basiamo è il passaggio delle quote azionarie del pacchetto societario del Bari”. Paparesta ha poi concluso al termine della lunga conferenza durata oltre un paio di ore: “non avrei mai convocato questa conferenza se avessi voluto speculare sul Bari”,

M.I


Pubblicato il 3 Novembre 2016

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