Cronaca

Parco del Castello: dopo il Consiglio di Stato occorrono decisioni e certezze

 

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal Comitato <> sulla vicenda della nuova sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche: la storia del “giardino di Bari”, dunque, sembra giungere a un punto fermo. Anzi, come affermano senza tema di smentite i soliti, inguaribili ottimisti, a un epilogo positivo, anche se non ne è ancora definito il tempo. È una brutta storia, che merita di concludersi con un bel finale. Un passo indietro, ora. Il ricorso alle carte bollate risale a pochi mesi fa, per il blocco dei lavori di ampliamento dell’edificio del Provveditorato alle Opere pubbliche, in costruzione sul lungomare De Tullio, di fronte a largo Santa Chiara a Bari Vecchia. Il comitato <> ha depositato con l’avvocato Luigi Paccione, ricorso in Procura per richiedere il sequestro preventivo della palazzina. L’edificio da ampliare – si legge nell’istanza – era stato abusivamente costruito negli anni Cinquanta in aperta violazione del vincolo di tutela indiretta imposto sull’area con il divieto all’edificazione opposto dal ministro della Pubblica istruzione”. In Procura si apre ovviamente il relativo fascicolo con l’acquisizione della documentazione da parte della polizia giudiziaria, mentre gli ambientalisti baresi calcano la mano sull’abuso edilizio lesivo di bene culturale in quanto la condotta di chiunque realizzi interventi su beni senza la prescritta autorizzazione, configurerebbe offesa dell’interesse amministrativo tutelato”. E non è finita. Interviene pure il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, che con una sua missiva nega la possibilità al Comune di aprire i cancelli dell’attuale Provveditorato per mettere a disposizione dei baresi l’area verde all’interno, mentre anche il primo cittadino di Bari pare abbracciare la causa del comitato. Che come visto non demorde: per loro la soluzione della vicenda diventa paradigma del ripristino di una legalità violata da confusione o superficialità e che ha ignorato la presenza di un importante vincolo, il cui rispetto ne avrebbe impedito la costruzione. <>, si legge in una nota. Da notare che anche il Movimento “La Puglia in Più” è vicino al Comitato e alla lotta che vede impegnati i suoi esponenti, ritenendo quanto mai giusto il confronto – anche sul piano giudiziario – prendendo atto della “dimenticanza del vincolo esistente” e soprattutto dell’importanza dell’area all’interno di una strategia di continua valorizzazione del Castello Svevo e delle aree limitrofe. Anche fino al punto di assumere la decisione di “tornare indietro”, magari procedendo alla demolizione delle opere realizzate. Opere che risultano non accettate dai cittadini e che comunque sono in contrasto con una strategia di sviluppo e valorizzazione della città.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 26 Gennaio 2017

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