Cronaca

Parere unanime in VII Commissione sul ddl di fusione dei Comuni

La VII Commissione permanente del consiglio regionale della Puglia, quella agli “Affari istituzionali” per intenderci, presieduta dal consigliere “fittiano” salentino Saverio Congedo (Cor), nella seduta di ieri mattina ha approvato all’unanimità una proposta di  modifica alla legge regionale che disciplina l’esercizio associato delle funzioni comunali. Con tale ddl, il cui primo firmatario è un altro consigliere salentino, Sergio Blasi (Pd), si intende evidentemente dare slancio all’istituto della fusione tra i Comuni pugliesi che intendono accorparsi in un’unica realtà territoriale più grande, assicurando la completa attuazione della normativa statale e disponendo che le popolazioni interessate siano consultate attraverso un referendum comunale, svolto secondo la disciplina regionale, prima che i Consigli comunali deliberino la richiesta di incorporazione alla Regione, che a sua volta deve provvedere con apposita legge ad unire in un’unica realtà comunale le comunità richiedenti, oltre che a predisporre e disciplinare il relativo progetto di fusione. Nella proposta di legge approvata dalla Commissione “Affari istituzionali”  sono indicati i soggetti istituzionali che possono chiedere l’indizione del referendum, allargando tale potestà anche ad almeno un quinto degli aventi diritto al voto in ciascun Comune interessato al processo di fusione. In essa è pure previsto che il referendum va effettuato nella stessa data in ogni Comune interessato al progetto ed il risultato è valido a prescindere dal numero di votanti, mentre la proposta referendaria è approvata se ottiene la maggioranza dei consensi degli elettori che hanno espresso il voto. Secondo quanto riporta un’apposita nota regionale, il primo firmatario di questo ddl, Blasi per l’appunto, ritiene che l’azione di ascolto delle popolazioni interessate al processo della fusione è esempio importante di democrazia partecipativa. Ed a proposito di questa considerazione del consigliere Blasi c’è chi ha pure ricordato il silenzio dello stesso Blasi al tempo in cui era segretario regionale del Pd nel febbraio del 2010, quando nell’Aula di via Capruzzi si dove decidere sull’istituzione di due nuovi Comuni autonomi che sarebbero dovuti sorgere con il distacco da Bari delle ex frazioni di Palese e Santo Spirito da una parte e Carbonara-Ceglie e Loseto dall’altra. Comunità, queste, che – come è noto – erano state chiamate ad esprimersi nell’aprile del 2009 con un apposito referendum consultivo deciso e finanziato con 700mila euro dalla stessa Regione Puglia, dopo aver verificato l’esistenza per le anzidette comunità di tutti i presupposti normativi ed economico-culturali per poter essere rese identità territoriali distinte dal capoluogo pugliese. Da non dimenticare, tra l’altro, che trattasi di realtà rispettivamente di oltre 30mila abitanti la prima, vale a dire Palese-Santo Spirito, e oltre 40mila abitanti la seconda, cioè Carbonara-Ceglie-Loseto, che se fossero state rese amministrativamente autonome da Bari sarebbero state, nella graduatoria dei 41 Comuni dell’odierna Città metropolitana di Bari, rispettivamente settima e quinta per consistenza di popolazione in esse residente. Però, sta di fatto che, nonostante dalla consultazione referendaria emerse una volontà della popolazione locale favorevole al distacco da Bari (soprattutto a Palese e Santo Spirito dove i “Sì” alla costituzione del Comune autonomo furono addirittura l’80% di coloro che si recarono alle urne, circa il 30% degli  aventi diritto) ed il parere favorevole unanime della VII Commissione, proprio il Partito democratico, allora guidato a livello regionale da Blasi, boicottò in consiglio regionale i provvedimenti che avrebbero reso tali realtà territoriali entrambe Comuni distinti da Bari. Un boicottaggio che – come si ricorderà – fu imposto dall’allora sindaco di Bari, nonché presidente regionale del Pd, l’attuale governatore pugliese Michele Emiliano. In quella circostanza, infatti, – rilevano in questa occasione alcuni cittadini delle ex frazioni a nord di Bari – “L’allora segretario dem, Blasi, non tenne a mente né ‘la democrazia partecipativa’ che oggi evoca per il ddl di cui è firmatario, né della prerogativa costituzionale che ‘riconosce e promuove le autonomie locali’ (ndr – art. 5 Cost.)”. Difatti, come si ricorderà, lo stesso Blasi da segretario regionale del Pd lasciò che a prevaricare sulle scelte del gruppo consigliare regionale del partito fosse paradossalmente il presidente regionale del Pd, il quale era, per di più, in tutta evidenza interessato a non far rispettare la volontà popolare democraticamente e legittimamente espressa, essendo egli sindaco della città toccata dallo scorporo delle realtà territoriali che chiedevano il distacco. Quindi, bene fa oggi Blasi a ricordarsi della valenza della “democrazia partecipativa” e ad evocarla nel ddl a sua firma per la fusione dei Comuni, ma sarebbe forse il caso di ricordarsi di sanare anche quella sua dimenticanza di allora e contraddizione del suo partito che, con la bocciatura nel 2010 dell’autonomia comunale delle ex frazioni di Bari (soprattutto di Palese-Santo Spirito dove, come ricordato, i “Sì” ottennero l’80% dei voti espressi!), dimostrò allora di non avere alcun rispetto per la cosiddetta “democrazia partecipativa”. La stessa per quale il governo Renzi (Pd) oggi sta invitando gli italiani, attraverso le Reti televisive di Stato, a recarsi al voto il prossimo 4 dicembre, per esprimersi al referendum sulla riforma costituzionale. Una consultazione, quest’ultima, il cui esito avrà valore a prescindere dal numero di coloro che si recheranno alle urne. Esattamente il contrario, quindi, di ciò che nel 2010 il Pd regionale di Blasi ed Emiliano sosteneva  per essersi così palesemente contraddetto nella denegata  Autonomia delle ex frazioni baresi. Ma anche per il Pd pugliese, come è stato per il consigliere Blasi con il ddl approvato di recente in VII Commissione, forse non è mai troppo tardi per ricredersi sull’argomento, oltre che conseguentemente sul concetto di “democrazia partecipativa”. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 21 Ottobre 2016

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