Cultura e Spettacoli

Paretoni e mura megalitiche

In molti luoghi della Puglia sopravvivono tracce di giganteschi muri la cui tecnica di costruzione prevedeva la mancanza di fondazioni e la posa in opera di blocchi naturali, non lavorati, disposti alternativamente di testa e di taglio a formare due opposte pareti a secco, mentre lo spazio intermedio era riempito con materiale di risulta. Ancora oggi queste opere vengono chiamate ‘paretoni’ ; avevano funzione difensiva. Ciò che differenzia i paretoni dalle mura megalitiche sono le dimensioni del blocchi rocciosi. Nel primo caso essi si presentano piccoli e irregolari, nel secondo sono grandi e squadrati. Ciò significa che i paretoni erano costruiti con blocchi reperiti in loco, mentre gli elementi delle mura megalitiche venivano ricavati da banchi rocciosi presenti sul posto e che si prestavano al taglio e alla squadratura. La costruzione di un paretone, dunque, richiedeva meno tempo (ma anche più destrezza nell’incastro). In più, rispondeva anche ad una seconda e non meno importante esigenza : Se si spietrava un terreno allo scopo di ricavarne il materiale necessario all’erezione di un muro di cinta, si metteva a disposizione della comunità una risorsa alimentare (i frutti della terra). Il che fa immaginare una comunità non particolarmente folta ma laboriosa, dedita all’agricoltura, all’artigianato e allo scambio. Gente industriosa, insomma, e di indole pacifica. Al contrario, l’elevazione di una parete megalitica, proprio per le difficoltà tecniche che presentava, era il segnale di un popolo desideroso di ostentare la propria potenza lasciando un segno forte sul territorio ; gente che disdegnava l’agricoltura preferendole l’arte dell’allevamento, dei cavalli soprattutto, come si conviene ad una stirpe guerriera, votata ad aggredire, sottomettere e sfruttare gruppi sociali più deboli. Il più grande paretone sopravvissuto è a Ceglie Messapica. Sue tracce sono ben visibili lungo un tratto della circonvallazione di quella città. Quanto alle mura megalitiche, avanzi possono essere ammirati ad Altamura, Manduria, Conversano, Muro Leccese e Carovigno. Parliamo di manufatti ‘spettacolari’, composti da moduli base a forma di parallelepipedo largo intorno al metro e mezzo, alto in centimetri fra i 40 e gli 80 e profondo 70. Blocchi ricavati per mezzo di cunei infissi nelle linee di fessura naturali della roccia. Dopo il distacco ottenuto ricorrendo a leve, questi colossi il cui peso oscillava intorno alle quattro tonnellate, venivano posizionati con l’uso di argani. Solo un popolo numeroso, coeso e gerarchicamente ben strutturato poteva intraprendere imprese di quella fatta.

Italo Interesse


Pubblicato il 14 Febbraio 2017

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