Cultura e Spettacoli

Parkour, sfidare l’impossibile

A differenza che nel nord Italia, nei grandi centri urbani pugliesi il parkour non ha mai attecchito veramente. Per quanto anche da noi si senta parlare in Rete di corsi di parkour, vederne praticanti all’opera da noi è cosa rarissima. Ma c’è chi afferma il contrario. A Bari, per esempio, i suoi ‘tracciatori’ – come vengono chiamati i praticanti questa disciplina sportiva – si divertirebbero lontano da occhi indiscreti, utilizzando immobili e infrastrutture in abbandono. Questo perché le forze dell’ordine non vedono di buon occhio queste ‘esibizioni’, nelle quali alcuni fiutano modalità di formazione per ladri-acrobati. E c’è il fatto, poi, che l’emulazione del parkour da parte di ragazzini e adolescenti senza la guida di un maestromaestri può portare a conseguenze anche tragiche, tenuto conto che, già quando praticata da esperti, questa disciplina è in sé più pericolosa dell’arrampicata a mani nude, della sfida al toro liberato per strada, del paracadutismo a tuta alare e altri sport estremi (in generale il parkour conta più morti che feriti, specialmente nel suo ‘numero’ più vertiginoso : il salto nel vuoto da un cornicione all’altro). Ma in cosa consiste questo parkour, detto anche ‘arte dello spostamento’ oppure ‘percorso del combattente’? Nato in Francia a metà degli anni ottanta, il parkour ha origini militari, essendo evoluzione sportiva di un metodo di addestramento “naturale” messo a punto all’inizio del Novecento da Georges Hèbert, un ufficiale di marina francese (il passaggio da pratica militare a pratica sportiva si deve a Davide Belle, ginnasta, controfigura e attore). Il parkour consiste nello spostarsi in un contesto urbano superandone taluni ostacoli con velocità e scioltezza e senza fare uso di alcun dispositivo di protezione (al più, durante i corsi di formazione, gli allievi devono calzare un casco). Balzi e volteggi sono alla base di una disciplina che a differenza di molti altri sport si presta ad applicazioni pratiche : si pensi al caso di chi dovendo fuggire un cataclisma, un incendio, una minaccia portata da uomini oppure animali debba affrontare muri, transenne e recinzioni oppure superare con un salto un spazio vuoto. Guardando le cose da altro punto di vista il parkour diventa un modo creativo per riappropriarsi di una realtà, specie quella delle megalopoli, spesso algida e spersonalizzante. Il che equivale a riabilitare le note ‘barriere architettoniche’ collocandole in una diversa “prospettiva spaziale”. Il parkour in Italia ha messo piede nel 2005 sviluppandosi principalmente sul web. Dal 2017 il parkour è riconosciuto dal CONI come disciplina ufficiale. Ad oggi, nel nostro paese questa  realtà sportiva è praticata in quelle associazioni dilettantistiche affiliate all’Unione Italiana Sport Per tutti (UISP) che la comprendano in una sezione di attività.

 

Italo Interesse

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Pubblicato il 5 Marzo 2021

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