Cultura e Spettacoli

Parole come colpi di frusta

Esistono due testi di Antonio Tarantino che deportano i miti dell’Ellade nel Novecento ambientandoli in un’Europa inasprita dalle ferite dell’ultimo conflitto mondiale. ‘In Piccola Antigone’ una battona riconosce in un cliente il padre, in ‘Cara Medea’ un ex deportata cecena rinchiusa in un lager per aver ucciso i propri figli raggiunge faticosamente il suo Giasone a Pola per elevargli uno J’Accuse che è Cassazione. Piuttosto che di fioretto, Tarantino lavora di sciabola (e talvolta di scure). Cruda e abrasiva, la sua parola scende come uno colpo di scudiscio. Prendere o lasciare. Teresa Ludovico afferra e coniuga i due testi. ‘Piccola Antigone e Cara Medea’ – andato in scena al Kismet sabato scorso – si sviluppa come un solo testo diviso in due tempi inframmezzati come anticamente si usava da un intermezzo lieto (affidato al simpatico Vito Carbonara) dove la donna si erge a giudice istruttore e l’uomo decade a imputato senza speranza. Un contrasto esaltato dall’energia ruvida e polemica della Ludovico e dal candore inerme e tenero di Carbonara ; il tutto all’interno di un breve spazio vuoto (a parte due sedie) sferzato dal disegno luci di Vincent Longuemare. Nella prima frazione una prostituta immersa in un bianco verginale spiega i fatti come stanno. Non se ne vergogna perché “il mestiere è mestiere”, per cui è fatale che “d’emblée” accadano le cose più amare ; curioso il ricorrere di questo intercalare che, quasi un tormentone, ha messo in crisi più d’uno spettatore (vuol dire : di colpo, all’improvviso). Nella seconda parte il sesso è di nuovo protagonista e negli stessi  espliciti termini ma impoverito del greve senso della dignità che l’alcova della meretrice può ispirare. E’ un sesso mordi e fuggi, altrettanto squallido che lo scenario da cui è attorniato (rovine fumanti e uomini incarogniti dalla guerra). Uno stato di cose da accettare e basta dal momento che “ormai il fatto è stato fatto” e non esiste rimedio (“Dio doveva farci con la marcia indietro per gli errori”). Meritati applausi per una assai brava Teresa Ludovico. E ancora la regista e interprete di Gioia del Colle protagonista del prossimo appuntamento Kismet. Sabato 18 e domenica 19 sarà in cartellone ‘Il malato immaginario ovvero le Molière imaginaire’, una riscrittura della Ludovico (anche qui in veste direttiva) dove la figura di Argante – interpretata da Augusto Masiello – ha diversi punti di contatto col grande autore francese. Entrambi i personaggi hanno in comune l’immaginazione, spiega la Ludovico, perciò possono vivere solo a condizione di immaginare.
Italo Interesse


Pubblicato il 10 Febbraio 2012

Articoli Correlati

Back to top button