Cultura e Spettacoli

Parole senza una voce

Una settimana fa, nell’ambito di una giornata di mobilitazione nazionale, gli operatori dello spettacolo si riunivano in Piazza Prefettura per rivendicare con l’ultimo filo di voce il diritto al lavoro (e ad esistere). La chiusura di cinema e teatri, l’assenza di prospettive e l’insufficienza di misure tampone hanno esasperato lo stato (storico) di precarietà della categoria di lavoratori più colpita dall’emergenza sanitaria. Ma quella di martedì scorso non è stata una giornata da consegnare alla memoria. Troppe le assenze, molte delle quali ingiustificate. E ‘incomprensioni’ organizzative, cui non erano estranei opportunismo e malizia, hanno compromesso il frutto di sforzi lodevoli. A tutto vantaggio di chi ritiene attori, cantanti, danzatori e tecnici del settore espressione di “attività non necessarie”. E’ la sorte degli operatori dello spettacolo. Ai tempi della commedia dell’arte questa gente non veniva seppellita in terra consacrata. Ancora nel dopoguerra non si entrava nelle Armi avendo in famiglia un artista di professione. Venendo a tempi più recenti, ha fatto scuola l’aneddoto di un teatrante il quale, fermato ad un posto di blocco, stupiva un tutore dell’ordine spiegandogli che per vivere faceva l’attore… Il non-evento della settimana scorsa ha messo in luce la debolezza di un comparto lavorativo mai davvero consapevole delle proprie potenzialità, privo di una tradizione in fatto di lotta sindacale, con scarso peso politico, incline più alla frammentazione dettata dalla gelosia che a fare fronte comune. Con queste premesse, gli operatori dello spettacolo non potevano non ridursi a una sola testa offerta alla scure. Proviamo a dimenticare : In Rete gira un videoclip nel quale Tiziana Manfredi canta “Parole senza una voce” (testo di Tiziana e Vito Manfredi, musica e arrangiamento di quest’ultimo). Patrocinato dalla città di Matera, che per le riprese ha messo a disposizione il Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, il lavoro omaggia dichiaratamente tutte le persone che vivono di spettacolo. Girato con cura e una certa larghezza di mezzi, il video è gesto energico, pregno di speranza. E’ tra le righe un invito a non scoraggiarsi, a raschiare le ultime energie. Dopotutto, che altro fare? Riconsiderando il titolo, in quelle quattro parole si asciuga bene il dramma di migliaia di professionisti a corto non d’argomenti, ma della voce perduta nello sforzo di farsi capire, oppure a corto – il che è ancora peggio – di ‘una voce’ comune, carismatica e capace di rappresentare tutti. E il presente dramma è solo la punta d’un iceberg. Dalla fine degli anni novanta gli operatori dello spettacolo annaspano, tra botteghini che piangono e Istituzioni lontane. Lo stesso non può dirsi per altre categorie di lavoratori. In che misura “Parole senza una voce” possa giovare alla causa di cui prima non sappiamo, di sicuro lascia il segno meglio di un appuntamento (quello di sette giorni fa) tutto da dimenticare. – Nell’immagine, Tiziana Manfredi e la band che l’accompagna in ‘Parole senza una voce’.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Marzo 2021

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