Cronaca

Parrocchie aperte senza orari? Ecco cosa ne pensano alcuni parroci baresi

Nella omelia di Domenica scorsa, il Papa ha chiesto parrocchie aperte senza vincolo di orario. Abbiamo girato la ” proposta” ad alcuni parroci baresi e l’orientamento é: bella provocazione, ma difficilmente praticabile per motivi organizzativi e di cassa. Insomma, proposta seducente, però non traducibile nel concreto. Ma sentiamo loro. Don Peppino Sicolo, parroco al Santissimo Sacramento: “Credo che il Santo Padre abbia solo voluto dare una scossa. La disponibilità dei sacerdoti non manca. Quanto alle chiese senza orari la trovo francamente impraticabile per motivi organizzativi. Occorre infatti sempre qualcuno che vigili  e allora con quali risorse andiamo a pagare lo straordinario? Poi bisogna tener conto delle singole realtà locali e climatiche. Chi in estate, per esempio, si azzarda a camminare alle tre del pomeriggio per venire alla chiesa del rione Picone? La proposta potrebbe avere un senso in località turistiche o con chiese ad alto valore artistico, ma non in parrocchie  decentrate. Inoltre, ricordo che proprio a Roma la Basilica di San Pietro chiude la sera”. Don Francesco Paolo Sangirardi, parroco a Santa Maria del Rosario dice: ” Noi facciamo quello che possiamo e garantiamo la massima disponibilità. Ritengo che una chiesa aperta senza limitazioni sia improbabile per ragioni di organizzazione e di sicurezza. Del resto, anche noi sacerdoti abbiamo diritto al riposo, ogni tanto. Le aperture del tempio sono sempre  a discrezione del parroco che conosce meglio di tutti la realtà del luogo”. Don Antonio Eboli, parroco a Maria Stella Maris di Palese ricorda: ” Ci sono dei problemi di natura funzionale difficilmente superabili in questa idea. Chi per esempio lascerebbe aperta per ventiquattro ore casa propria? Lo stessa cosa dicasi della chiesa. Da parroco ho il dovere di assicurare sicurezza ed evitare furti o atti di sacrilegio. Bisogna guardare alle realtà locali e ritengo che non sia fattibile”. Don Jerri Zaccaro vicario a San Pasquale sostiene: “Il papa ha lanciato un sasso per stimolare le coscienze, nulla di più. Credo che  ci siano forti limitazioni di natura organizzativa legate alla sicurezza e alla prevenzione di atti sacrileghi. Bisogna proteggere il tabernacolo”. Don Marco Simone, parroco a San Carlo Borromeo è chiaro: ” L’ affermazione del Papa non va presa alla lettera, ha solo il significato di incoraggiamento. Non ha senso lasciare le parrocchie e le chiese aperte senza limiti, soprattutto quelle della periferia. Non avete idea dei tentativi di furto che subiamo, io ho trovato una persona nascosta sotto la scrivania. Poi da noi chi va in giro o pensa di visitare una chiesa alla controra estiva o di notte?”. Don Giuseppe Cutrone, parroco a Spirito Santo, è di questa idea: ” Il Papa ha voluto solo risvegliare le nostre coscienze, le cose non vanno prese alla lettera. In ogni caso, questa idea  mi pare non fattibile dal punto di vista organizzativo, per ragioni di sicurezza e sorveglianza. Dove troviamo le risorse finanziarie per pagare l’ extra a chi dovrebbe proteggere la chiesa?”. E’ utile ricordare che a Roma, della cui diocesi il Papa è Vescovo, le basiliche papali chiudono nel tardo pomeriggio. Non era meglio cominciare da quelle, giusto per dare l’esempio?

Bruno Volpe


Pubblicato il 4 Giugno 2016

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