“Inattuabile”: Vito Scalera, titolare del notissimo Bar Moderno a Poggiofranco, patria del buon caffè e pasticceria, bolla in questo modo la stretta natalizia del governo su bar e ristoranti con il controllo del super green pass a chi entra nel locale
Scalera, siamo alle solite con bar e ristoranti…
“Guardi, capisco che il governo debba fare qualche cosa per limitare i contagi e propendo assolutamente per la buona fede, ma credo che a chi ci amministra manchi senso di concretezza”.
Cioè?
“Questa svolta è assolutamente inattuabile nel concreto. Penso a quando c’è molta gente e alle ore di punta, nel momento mattutino della massima affluenza. Come si fa? Noi non possiamo permetterci il lusso di delegare un dipendente a questo o pagare altre unità. Ritengo che manchi il senso reale e concreto della situazione a chi fa queste proposte. Ne verifichi una e altre dieci persone entrano, senza contare gli attaccabrighe che creano tensioni. Non possiamo rischiare di essere malmenati”.
Che fare?
“Non lo sappiamo. Una cosa è certa. Passa sempre il messaggio, sbagliato, che bar e ristoranti siano il luogo del contagio. Vadano a verificare i bus e soprattutto gli ipermercati dove ci sono davvero gli assembramenti”.
Ecco Mino Dalonzo titolare della rinomata Jerome al centro, Piazza San Ferdinando: “Siamo di nuovo nel limbo dell’ incubo. Mi chiedo: come faccio da imprenditore a dislocare unità lavorative al controllo del green pass, quanto mi costano. A questo punto elimino i posti a sedere dentro. Tra aumenti di luce, materie prime e controlli dovrei alzare i prezzi in modo elevato. Ci si dimentica che il bar è diverso dal ristorante. Al ristorante se passi da cinquanta euro a cinquantacinque la cosa passa sotto silenzio, ma se porto il caffè a un euro e cinquanta la gente insorge, se metto il cornetto a due euro mi pigliano per matto, si ribellano. Penso che il sistema non sia amico dei bar”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 28 Dicembre 2021
