Cultura e Spettacoli

Peccati di gola, di pensiero e…

“Teatro, Gastronomia, Musica, Poesia, Letteratura, Magia, Tradizione popolare e Usanze di convenienza, Stuzzichini afrodisiaci & Provocazioni dei sensi, Assaggini predisponenti & Preliminari irriverenti, Gelosie & altre Amenità, Cibo & Sesso nella Tradizione popolare, Sacri Amori profani & Amori un po’ più umani, gli Amici, I Compari & le Commare, Maschi & Femmine alla luce del sole”: sono questi gli ingredienti dello spettacolo “Peccati” che va in scena al Teatro Abeliano dall’1 al 4 novembre.Uno spettacolo tra il serio e il faceto con Vito Signorile, Daniela Baldassarra e Antonio Stornaiolo. I tre protagonisti conducono gli spettatori alla scoperta del complicatissimo rapporto uomo donna, giocando con umorismo, ironia e con un risvolto leggero.“Peccati” è infatti un percorso fra i cinque sensi che, con ironia e spasso, esplora il senso del peccato e gli alti e bassi di una “ vita di coppia”. Ben sette sono i  peccati capitali, anche se quelli prescelti come temi della commedia sono la Gola e la Lussuria, perché si sa che ogni vero uomo viene conquistato soltanto quando si riesce a saziare i suoi appetiti.Una formula innovativa dunque quella prescelta dai tre attori, la formula di un teatro che risveglia e coinvolge tutti i sensi in un mix di gola e lussuria.Per l’occasione il Teatro Abeliano si trasforma e si traveste in un night club. Via le poltrone per dare spazio a tavolini e sedie che consentono al pubblico anche di degustare un menu afrodisiaco a base di friselline “fedifraghe”, “pennette sexy” ed un bicchiere di “rosso vergogna”. Dieci file di poltrone ripiegate su se stesse creano lo spazio sufficiente in cui è collocata la distesa di tavolini intorno ai quali si dispone il pubblico, quel pubblico che a sua insaputa si trova ben presto a far parte della scena. Il palcoscenico straripa e i tre attori coinvolgono gli astanti intrattenendo, stuzzicando, provocando e divertendo gli ignari spettatori-commensali. Si abolisce la quarta parete ed il pubblico entra subito a far parte dello spettacolo.Molte le domande provocatorie poste alla platea per rendere ancora più piccante la serata.Emerge che la quotidianità logora l’amore. Persino il modo di comunicare tra i coniugi si trasforma e un dubbio comincia ad insinuarsi tra i presenti in sala, è il dubbio che il rapporto di coppia con il tempo possa perdere la sua verve iniziale e si potrebbe cominciare a cercare altrove quel piacere ormai smarrito. Ma è davvero così?Al termine della serata si giunge alla conclusione che “sposarsi non è un verbo riflessivo perché se tutti noi avessimo riflettuto non ci saremmo sposati”.

Marina Basile

 


Pubblicato il 2 Novembre 2018

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