Cultura e Spettacoli

Pedala e salverai il mondo

Salvare l’ambiente soddisfacendo la crescente domanda di energia con benefiche ricadute occupazionali si può e si deve. Ma si può raggiungere tanto obiettivo senza far ricorso a complessi meccanismi tecnologici, sociali o politici? La pratica del quotidiano insegna che più sono complicate le cose, più elementare è la soluzione. Per cui non è impossibile che il ricorso a sistemi rudimentali possa rivelarsi risolutivo in relazione ai guasti generati da un complesso di cose sfuggitoci di mano. E’ quanto ci è venuto in mente giovedì sera al Porto di Bari dove i Têtes de Bois hanno tenuto un concerto senza precedenti, almeno qui in Puglia. Uno spettacolo destinato a passare alla storia malgrado l’assenza di effetti speciali o di folle oceaniche. Semplicemente,  l’alimentazione necessaria allo show era ‘indirettamente’ elettrica. Nel senso che a produrre il voltaggio necessario ero lo sforzo congiunto di un centinaio di persone. Ora il lettore non pensi a forzati costretti a colpi di frusta a muovere una dinamo delle dimensione d’una mola da frantoio. Provi invece a immaginare un centinaio di ciclo-stakanovisti in sella a bici alla cui ruota motrice era applicato un marchingegno che consentiva di convertire in elettricità l’energia prodotta dalla pedalata. In novanta minuti cento amanti del pedale hanno prodotto lo sforzo necessario a coprire una distanza di circa trenta chilometri. Insomma, se una passeggiata di gruppo da Bari e Molfetta basta a mandare a casa un generatore autogeno di quelli indispensabili a Zucchero, Ligabue o Vasco Rossi, quanto bisogna pedalare  –  ancora con cento unità produttive – per consentire ad una fabbrichetta il ciclo produttivo di un’ora e mezzo? Forse altrettanto. L’idea di distanze sostenibilmente ‘regionali’ per garantire l’efficienza di una piccola impresa solletica altra idea : Costa più comprare / produrre energia coi sistemi classici o  compensare dignitosamente pedalatori di mestiere? Se i costi si equiparano, allora non possiamo dimenticare che l’energia (pulita) prodotta da pannelli solari o impianti eolici è business che arricchisce solo il grande capitale, non masse composte da cassaintegrati, giovani senza lavoro, extracomunitari, mendicanti e anziani ancora in salute ma affamati dalla pensione sociale. Sì, non è un grande sogno vedere raccolti in ambienti grandi a seconda dei casi quanto un garage, una palestra o un capannone, dieci, cento, mille pedalatori uniti in un unico sforzo ed un solo ronzio per produrre decine, centinaia o migliaia di Khw. Ma a mali estremi, estremi rimedi. Se vogliamo sostenere un pensiero economico incaponito nel produrre e consumare più di ieri e meno di domani, è il caso di non andare troppo per il sottile.
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 20 Settembre 2011

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