Peggio che al David…
Il principale limite dell’opera d’arte è la sua vulnerabilità. Quanti danni arreca l’umido ai quadri, e che dire delle sculture collocate all’aperto ed esposte alle intemperie? Non bastasse, follia ed ignoranza dell’uomo aggravano le cose. Il 14 settembre del 1991, un uomo affetto da disturbi nervosi, tale Piero Cannata, danneggiò a martellate il David di Michelangelo. L’intervento del personale di vigilanza limitò i danni ad alcune scheggiature dell’alluce e delle prime due dita del piede sinistro (utilizzando i frammenti originali e servendosi di calchi preesistenti fu possibile riportare la statua allo stato originale). Diciannove anni prima, il 21 maggio 1972, giorno di Pentecoste, a San Pietro, un geologo australiano di origini ungheresi di nome László Tóth, eludendo la sorveglianza, era riuscito a colpire quattordici volte con un martello un’altra opera di Michelangelo : La Pietà. L’opera riportò danni molto seri, soprattutto sulla Vergine : i colpi avevano staccato una cinquantina di frammenti, spaccando il braccio sinistro e frantumando il gomito, mentre sul volto il naso era stato quasi distrutto, come anche le palpebre. Anche questa volta l’esistenza di numerosi calchi consentì un restauro quasi perfetto. In Puglia incidenti di questo genere non hanno mai avuto luogo. Tuttavia una volta un’opera d’arte, anche se non paragonabile ai capolavori michelangioleschi, andò completamente distrutta a causa di un clamoroso equivoco dai rivolti tragicomici : A febbraio di cinque anni fa alla vigilia di ‘Display Mediating Landscape’, una collettiva d’arte contemporanea in programma a Sala Murat, a Bari, una donna delle pulizie faceva il suo lavoro, ripulendo di cicche, rotoli di skotch e materiale d’imballaggio il vasto contenitore in vista del vernissage dell’indomani. A un certo punto l’inserviente scambiava per “cartacce” oggetti fatti in cartone e carta di giornale e le conferiva nel cestino dei rifiuti. Il danno si palesava a tutti il giorno dell’inaugurazione : mancava un ‘pezzo’ dell’esposizione!… Ricostruito il fattaccio, l’Autore ricorreva all’Amiu. Troppo tardi, il cestino risultava svuotato nel cassonetto del camioncino di turno. Le opere d’arte erano già state smaltite… Cose che succedono solo a Bari o in Italia? Niente vero : L’anno prima in Germania, a Mannheim, al Philippurkirche, un’altra inserviente aveva scambiato per immondizia alcune coperte isotermiche dorate che simboleggiavano l’epopea dei migranti. Questa volta l’artista, Romana Menze-Kuhn, riusciva a ritrovare il materiale, ancora non ritirato all’interno di un cassonetto prossimo alla grande sala espositiva. Valutata l’impossibilità di recuperare integralmente l’opera, la Menze-Kuhn si faceva venire un’idea : Esporre il cassonetto con le coperte termiche all’interno. Risultato : SI dovette prolungare la durata della mostra per consentire al pubblico di ammirare la nuova installazione.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Settembre 2019