Cultura e Spettacoli

Pelagosa, avamposto di Puglia

 

Nel cuore dell’Adriatico, lungo l’immaginaria linea che lega l’isola di Lagosta alle Tremiti, a notte brilla una luce. Viene da un faro, uno tra i più grandi in servizio in questo mare. Esso sorge sull’isola di Pelagosa Grande, la maggiore dell’omonimo arcipelago. Geologicamente questo arcipelago è la naturale continuazione delle Isole Tremiti e della penisola del Gargano, caratteristica che lo vede appartenere più alla ‘piattaforma’ italiana che a quella dalmata. Quel fascio di luce rappresenta oggi l’unico segno di presenza umana (a parte l’esiguo personale che si occupa della manutenzione della struttura) su questi 0,4 km quadrati, niente più che una cresta di montagna sommersa, lunga 1400 m. e larga poco più di 300. Eppure in passato questo scoglio sperduto nel mare ha conosciuto una sorprendente andirivieni di visitatori e indigeni. Abitata in epoca preistorica, come attestano tumuli e tombe, Pelagosa avrebbe accolto il mitico Diomede (sull’isola sono stati rinvenuti notevoli resti di ceramica greca). Poi ‘sfiorata’ da Roma, che vi eresse un tempio, Pelagosa ‘dormì’ sino al 9 marzo 1177, mercoledì delle ceneri, quando, secondo alcune fonti ecclesiastiche il papa Alessandro III vi sbarcò nel corso di un suo viaggio in Adriatico, attratto dalla bellezza selvaggia dell’arcipelago ; in seguito a questa visita, il pianoro posto su Pelagosa Piccola è chiamato Campo del Papa. Un secolo dopo a Pelagosa Grande si insediò un nobile veneziano esiliato, tale Lusignan, che trasformò l’isola in una munita fortezza che ostacolava gli interessi della Serenissima. Neutralizzato Lusignan, l’isola tornò alla sua solitudine. Alcuni secoli più tardi, nel 1843, il governo borbonico provò a colonizzare Pelagosa impiantandovi una colonia di pescatori di Ischia. Con l’avvento del Regno d’Italia l’incuria e l’inefficienza delle nuove istituzioni provocò il rientro degli ischitani. Ne approfittarono gli Austriaci che, complice il disinteresse mostrato da Roma verso questo arcipelago, presero possesso di Pelagosa, dove fu eretto il noto faro. Riconquistata dall’Italia all’inizio della Grande Guerra, l’isola vide arrivare un’altra colonia di pescatori (questa volta venivano dalle Tremiti). Il governo italiano fece costruire un osservatorio meteorologico nel faro, una chiesa e due piccoli edifici tuttora esistenti. Al termine della seconda guerra mondiale Pelagosa passò alla Jugoslavia. Ciò determinò il ritorno in Puglia dei pescatori-coloni. Rimasero a terra solo i guardiani posti a presidio dell’installazione. Con lo scioglimento della Jugoslavia, Pelagosa Grande e l’arcipelago sono passati sotto la bandiera croata. L’ennesimo passaggio di mano non ha prodotto novità in ordine a nuovi insediamenti. Da alcuni anni però, due appartamenti ricavati nell’edificio del faro sono messi a disposizione dei turisti che possono affittarli prenotandosi presso l’Ente nazionale croato del Turismo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Giugno 2012

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