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Penalisti all’attacco: ‘Ministro, sia chiaro su tempi e fondi per la sede unica”

Chiarezza su risorse messe a disposizione dal Governo, ma anche su progetti e tempi di realizzazione del nuovo polo della giustizia di Bari: li ha chiesti con una missiva datata 8 agosto la Camera penale “Achille Lombardo Pijola” al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Come tutti ormai sanno, infatti, una decina di giorni fa – e precisamente lo scorso 30 luglio – il Guardasigilli ha firmato, con il Comune di Bari e i vertici di uffici giudiziari e direzioni delle opere pubbliche, il protocollo d’intesa per la realizzazione del complesso unico che ospiti nel capoluogo gli edifici della giustizia penale e civile alle ex casermette, polo militare dismesso da tempo nella periferia a sud della città di Bari. In quella sede e’ stata ufficializzata l’esistenza di risorse finanziarie disponibili per 94,5 milioni di euro, ma senza entrare troppo nei dettagli su termini e modi della concessione dei fondi, della pubblicazione di bandi per progetti ed eventuali lavori. Insomma, nessuno ha ancora capito bene se per rivedere a Bari la giustizia penale esercitata in aule degne di tal nome, saranno necessari tre, quattro o cinque anni. Eppure per la realizzazione del polo della giustizia, Invitalia ha effettuato uno studio di fattibilita’, che e’ stato consegnato al ministero nello scorso autunno ma non e’ ancora stato validato. Non solo: non si conoscono a fondo i dettagli del progetto che dovrebbe fare seguito al protocollo, ponendo una lunga serie di interrogativi che il presidente della camera penale barese, l’avvocato Guglielmo Starace, ha cercato di sintetizzare in otto domande poste direttamente all’avvocato-ministro Bonafede. “Esiste un progetto delle opere che dovranno essere eseguite? – ha chiesto dunque la Camera penale barese – esiste un computo metrico? Esiste un cronoprogramma?”. E ancora: “Sono previste date di consegna differenziate per gli uffici penali, civili e gli altri uffici giudiziari?”. E poi un riferimento all’attuale sistemazione della procura e del tribunale penale nell’ex Telecom di via Dioguardi, nel quartiere Poggiofranco: “In base a quali criteri si puo’ definire assolutamente adeguata?”, ha chiesto l’avvocato Starace non senza una punta di vena polemica. Dunque, sono otto domande e sono relative a tempi, progetti, opere e fondi previsti dal protocollo siglato a Roma lo scorso 30 luglio e finalizzato alla creazione del tanto atteso e troppe volte rinviato polo unico della giustizia a Bari. I riflettori, come visto, sono in particolare puntati sulle opere da eseguire con i 94 milioni di euro, facendo luce sulla stima del costo ed eventuale cronoprogramma delle opere da eseguire, ma anche se sono previste date di consegna differenziate per gli uffici penali, civili e per gli altri uffici giudiziari. Ed anche se il protocollo di fine luglio e’ stato firmato dai ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture, Agenzia del Demanio, Citta’ metropolitana e Comune di Bari, Provveditorato interregionale delle Opere Pubbliche per la Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Corte di Appello e Procura Generale di Bari, nessuno ha precisato che gli spazi ora occupati dalle ex caserme ‘Milano’ e ‘Capozzi’ sono destinati a verde al servizio del quartiere, nel Piano Regolatore Generale della Città di Bari. Un ostacolo che, magari, potrebbe saltar fuori nel momento meno indicato, se non opportunamente e preventivamente discusso nelle sedi urbanistiche, politiche e amministrative competenti, visto che una eventuale variante riguardante quella zona verde di quartiere sarebbe pure vietata dalle norme di legge, in materia molto rigorose. E invece, come detto, quest’aspetto finora rimane regolarmente sottofondo, se non taciuto da tutte le componenti interessate alla sede unica della giustizia a Bari nell’ex area militare ai margini di Carrassi, tra via Alberotanza, De Gasperi e Fanelli. Speriamo che non succeda, com’è già accaduto altre volte a Bari, che la questione non salti fuori a cose fatte, quando oramai è troppo tardi, come capitò con i palazzoni/saracinesca di Punta Perotti, quando al Comune di Bari s’accorsero troppo tardi che non erano state rispettate le semplici dalla costa. “La realizzazione del polo della giustizia a Bari rappresenta per tutti noi – ha messo nero su bianco Starace – il raggiungimento di un obiettivo per cui continuiamo quotidianamente a soffrire non soltanto come operatori del settore giudiziario ma anche come cittadini di uno Stato che non riesce in questa terra a esercitare il potere giudiziario con la giusta dignita’”. Dallo scorso anno, dopo la dichiarazione di inagibilita’ del palazzo di via Nazariantz, procura e tribunale sono ospitati nel palazzo ex Telecom nel quartiere Poggiofranco e là, purtroppo, rischia di rimanere per parecchi altri anni, stante le troppe sviste e dimenticanze dei tecnici di via Arenula sulla futura dislocazione del nuovo polo giudiziario barese.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Agosto 2019

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