Cultura e Spettacoli

Pensati, Pensel! Un intreccio di storie coinvolgenti

Sarebbe piaciuto molto a Jacques Le Goff il volume che ho qui davanti: Pensel, di Zaccaria Gallo, pubblicato dalla Florestano Edizioni, e che da qualche mese sta girando nei salotti letterari pugliesi attirando un’ampia schiera di lettori ed estimatori. Che siamo solo agli inizi di un lungo viaggio lo s’intende immediatamente, tanto l’intreccio del storia è coinvolgente.“È un romanzo multitemporale che riammaglia il passato remoto del periodo napoleonico, al passato prossimo degli attentati di Parigi del novembre 2015. Personaggi fittizi si intrecciano a personaggi realmente esistiti attraverso il rispetto di fatti documentati dalla Storia”, si legge in seconda di copertina, mentre la quarta di copertina ci porge una trionfale consegna: “Attraverso una lunga elaborazione interiore, storica e letteraria, Zaccaria Gallo ci consegna il suo patto firmato con il Daimon, il suo debito con l’impegno ideologico ed etico dello scrittore”; e quale migliore premessa per aprire con curiosità il libro che, immediatamente, coinvolge nel gorgo della grande storia.Immediatamente si percepisce che si tratta di scrittura ampia, che passa con grande disinvoltura dal tono asciutto a quello più intimistico delle riflessioni a quello dinamico dell’azione a quello squisitamente descrittivo dei personaggi.Pensel è un romanzo modulare che si sposta rapidamente da un periodo storico all’altro, da una scena ad un’altra, da un personaggio ad un altro e con cambi di narrazione da interna ad esterna e viceversa, senza soluzione di continuità, cosicché il lettore è indotto ad un’attenzione sempre alta. L’escamotage tecnico è efficace, non solo per l’effetto di sempre maggiore “immersività” all’interno delle vicende, ma sopratutto per il coinvolgimento emotivo del lettore, che si lascia condurre dal filo di lino finemente intessuto dallo scrittore. Si assiste all’evolversi del romanzo con alterni spostamenti temporali, sia sulla linea diacronica (dalla Francia della rivoluzione francese e del periodo napoleonico a quella del periodo post-napoleonico fino ai giorni degli attentati islamici in Occidente), sia su quella sincronica, da un interno ad un altro, da un’azione all’altra,  con la rapidità d’un battito di ciglia. Se l’asse temporale è estremamente mobile, quello spaziale è incardinato sulla città di Parigi che, a ben guardare, è da considerarsi uno dei protagonisti principali del romanzo.Scrittura che seduce quella di Zaccaria Gallo, capace di trascinare il lettore in vortici di ebbrezze stilistiche in cui, accanto ai numerosissimi personaggi – storici e fittizi –   la fanno da padrone i paesaggi urbani della Parigi “senza tempo”, amata e ammirata, e quindi  accuratamente tratteggiata nei distinti e precisi periodi storici a cui il romanzo fa riferimento, eppure sempre affascinante e avvincente come solo una grand dame sa esserlo.Il tono narrativo gioca su variazioni continue, procedendo per complicazioni successive che innalzano il pathos e lo elevano, in tensione, fino all’identificazione con i vissuti dei personaggi, tanto da indurre l’abbandono di ogni fardello di pre-concezioni per muoversi nel campo libero delle speculazioni filosofiche che transitano fluidamente dall’autore al lettore. “Esplorare la verità è il mio mestiere. Ma anche il desiderio di scrollarmi di dosso una eredità connessa al mio nome”, dichiara uno dei personaggi principali nel terzo capitolo e continua: “La storia di ognuno di noi è spesso determinata dal luogo in cui si nasce, dall’epoca in cui si vive, dalla famiglia di origine e, se ci sono stati degli errori commessi dai genitori, dai progenitori, delle colpe o peggio dei delitti. Tocca a noi sopportare tutto come una condanna. È necessario, allora, comprendere meglio, per liberarsene, tentare di ricomporre i frammenti sedimentati pesanti nella nostra memoria, ora che sono tutti morti disseppellire il passato e, cosa strana, farlo qui in questa casa”.Una delle trame centrali del romanzo è legata all’attentato a Napoleone Bonaparte, avvenuto in rue Saint-Nicaise, a Parigi, e ordito da sette realiste chouan  che si organizzarono in Bretagna e che  diedero vita a quello che è passata alla storia come la “congiura della macchina infernale” .Tra i personaggi storici spiccano Georges Cadoudal, leader della chouannerie, Pierre Robinault de Saint-Régeant, che verrà ghigliottinato pochi giorni dopo l’attentato, insieme a Carbon, mentre un altro attentatore,  Joseph  Picot de Limoelan,  riuscirà a salvarsi e a mettersi in fuga, diventando il protagonista di tutta un’altra avvincente trama.Pierre Robinault de Saint-Régeant è un antenato del professor Jean Pierre Saint-Régeant ed entrerà a gamba tesa nella vita del docente ordinario di storia e di un suo studente italiano, Francesco. La giovane e fresca Pensel sarà il turbine a sconquassare le loro vite e le nostre coscienze.Nel romanzo si assaporano echi della Francia de Les Misérables: “Il nostro Fouché ama l’oscurità. Vive nell’oscurità e dell’oscurità”, leggiamo, dove Joseph Fouché, ministro di polizia durante il Direttorio, il Consolato e l’Impero di Napoleone, è molto vicino ai tratti psicologici del famosissimo ispettore Javert, nato dalla penna di Hugo. Mentre nelle azioni di Joseph  Picot de Limoelan, si ravvisano atmosfere del migliore Dan Brown, quello degli intrighi de Il codice da Vinci.Scrigno prezioso, Pensel, romanzo misteriosamente magnetico i cui ingredienti  risultano sapientemente in equilibrio a creare un gioiello letterario; come spesso accade, in molte opere dall’apparente semplicità, in cui si nasconde, al contrario,  nel tessuto narrativo grande abilità, ricerca e invenzione così da conseguire effetti di grande eleganza stilistica; in Pensel l’arte della parola assume valore rigenerante, con forte valore di reintegrazione e di rilettura della grande storia, perché la vrità non va cercata in un’unica prospettiva.Un racconto compiuto, nella sua incompiutezza, perché la storia è un inseguirsi di ricorsi, e ‘Pensel’ ben lo dimostra, tanto che l’Epilogo si chiude con l’ennesima tragedia che tutto l’Occidente ha vissuto con dolore e che è in noi come profonda ferita civile.La storia, per certi versi, è sempre uguale a se stessa, e di fatto  – triste ammetterlo –  l’umanità non ha ancora trovato i mezzi adeguati per gestire, sia a livello individuale che sociale, gli istinti egoistici, l’aggressività e le conflittualità cause di continue sofferenze per i singoli, come per intere popolazioni.Ben vengano romanzi come questo, che aprono spazi di riflessione storica e civile, con  un marcato coinvolgimento emotivo  e una scrittura nitida ed intrigante.

 

Maria Pia Latorre


Pubblicato il 14 Settembre 2022

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