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Per Decaro la “Realtà” di Olivieri è ormai solo una sigla senza peso

 

La seconda forza politico-elettorale della coalizione di partiti che nella primavera del 2014 ha contribuito ad eleggere sindaco di Bari Antonio Decaro (Pd)  nell’aula “Dalfino” è oramai soltanto una sigla politica, senza più alcun peso nella maggioranza di centrosinistra. Infatti, il gruppo consigliare di “Realtà Italia” che sulla carta conta ancora 4 esponenti (Giuseppe Di Giorgio, Alessandra Anaclerio, Giuseppe Neviera e Vito Lacoppola) non è più coeso neppure per decisioni politiche che riguardano l’incisività stessa del gruppo all’interno della maggioranza e, in particolare, del sindaco Decaro, che probabilmente se la ride pure per essere riuscito a ridurre praticamente all’impotenza l’unico gruppo di maggioranza, oltre il Pd, ancora organizzato con un responsabile politico esterno al consiglio (il presidente di Ri, Giacomo Olivieri) con cui dover discutere e confrontarsi per l’attività di governo dell’Ente. Infatti, come è noto, l’altra forza politicamente organizzata e presente fino a qualche mese in consiglio (ma con un solo rappresentante, Pierluigi Introna) era il partito di Sel che, però, dopo il passaggio al Pd dell’unico esponente, è scomparso come sigla politica dall’aula “Dalfino”. E così l’attuale compagine che sostiene il sindaco Decaro si configura con un solo partito di maggioranza relativa, il Pd per l’appunto, affiancato da Ri e da una serie di altre sigle civiche in ordine sparso che però, a differenza di Ri, non hanno mai avuto una figura politica esterna agli eletti (come per Olivieri di Ri) che li rappresentasse formalmente al di fuori dell’Assemblea comunale barese come forza elettorale organizzata. Quindi, come innanzi riferito, il movimento politico dell’ex consigliere regionale Olivieri era, fino a poco tempo fa,  l’unico gruppo civico di maggioranza a poter contare, seppur in maniera monolitica, su una figura politico organizzativa esterna al gruppo consigliare. Ma il sindaco Decaro a due anni di distanza dalla sua elezione è riuscito depotenziare il peso politico di Ri all’interno del consiglio e, con l’abbandono di Sel da parte di Introna, a liberarsi anche della forse ingombrante presenza del partito di Nichi Vendola dalla propria compagine di governo. Pertanto, il sindaco di Bari ora si trova a gestire una maggioranza formata da un solo partito, il Pd che è il suo, ma soprattutto libera e sgombra da ogni vincolo di coalizione, per cui dovrà solo preoccuparsi di mantenere coesa la propria squadra con impegni di natura diretta con ciascun consigliere, tranne quelli con il proprio partito per i quali il discorso si pone in termini diversi. La conseguenza più pesante di questa  strategia  politica di Decaro all’interno del consiglio è con tutta evidenza per il fondatore e leader di Ri, Olivieri per l’appunto, che, dopo essersi prodigato a livello locale per costruirsi una sorta di “giocattolo” politico personale, si trova ora a non avere più alcuna forza contrattuale all’interno della maggioranza, oltre che con il sindaco, che a quanto pare è riuscito nell’impresa di sfilargli financo l’uomo (Vincenzo Brandi) che lo stesso Olivieri ha fatto eleggere in consiglio nel 2014, indicandolo poi pure come espressione di Ri per la giunta. Uno smacco politico non di poco conto per il leader di Ri, che ora rischia di aggiungere al “danno” anche la “beffa”, perché ciò che si sta verificando in Ri al Comune di Bari potrebbe compromettere del tutto ogni altro sogno politico futuro di Olivieri e della sua sigla, che al momento (paradossalmente anche contro la volontà stessa del presidente di Ri) sembra destinata soltanto a garantire Brandi sulla poltrona della giunta, in rappresentanza di un gruppo di 4 consiglieri, quelli di Ri per l’appunto, che tra loro non sono più coesi manco per costringere a far chiarezza sulla propria posizione politica quello che invece dovrebbe essere, o continuare ad essere, il loro esponente nell’esecutivo. E ciò perché, evidentemente, 3 dei 4 consiglieri di Ri sono stati preventivamente “ammorbati” dalla strategia di sfilacciamento delle forze civiche di maggioranza da parte del sindaco. Quindi, la battaglia del titolare del marchio di Ri, il fondatore Olivieri, di delegittimare politicamente Brandi, per poi farlo estromettere dall’esecutivo, è sicuramente già persa, perché il suo ex fedelissimo di Ri evidentemente ha già cambiato il proprio “datore di lavoro” in politica a Palazzo di Città. E quest’ultimo che, come ha lasciato intendere lo stesso Olivieri, non può che essere il sindaco, lo ha da tempo rassicurato per il mantenimento del posto in giunta. Per cui, si rassegni e desista Olivieri dal tentativo di destituire Brandi solo per un fatto politico. Infatti, la sigla di Ri nel consiglio comunale di Bari è ormai solo formalmente del suo fondatore, perché nel concreto ad approfittarne è Brandi e coloro che sotto quella bandiera alzano, oppure no, la mano in Aula, a comando di Decaro che sembra ora l’effettivo “padrone” di quella “ditta” politica. Quindi, se Olivieri vuole davvero riprendersi l’esclusiva di Ri non ha altra scelta da fare che cambiare programma e strategia. E cercare, quindi, in altro modo di recuperare l’assenso che qualche giorno fa gli è mancato da parte di ben 3 rappresentati di Ri al Comune di Bari, per far uscire allo scoperto sia il suo ex delfino, Brandi per l’appunto, che il suo nuovo “padrone” politico, il sindaco Decaro.           

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 17 Giugno 2016

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