Cronaca

Per i baresi un Natale che non sorride

Le vetrine brillano dei segni del Natale. Non sfolgorano. Nemmeno in Via Sparano. E non è questione di tensione elettrica, né di scarsità o modestia degli addobbi. E’ il sentimento che latita. A Poggiofranco stanno allestendo il solito capannone per il mercatino di Natale ; nella fiacca degli operai si legge la generale sfiducia. Si annunciano affari magri, intanto che i musi si allungano. Ti aspetteresti in un clima così il boom dei gratta-e-vinci, le code alle ricevitorie, auto in tripla fila davanti ai centri-scommessa. Invece, annuncia lo Stato, sono in calo tutti i concorsi (tranne il lotto). Centocinquanta milioni di euro in meno rispetto al 2012 è segnale importante, negativo da un lato, positivo dall’altro. E’ venuta meno la speranza, la forza di credere nel cambiamento, anche soltanto individuale. In compenso stanno ritrovando valore quegli spiccioli che in un passato ancora recente anche i baresi gettavano sul virtuale tappeto verde apparecchiato ad ogni momento col consenso dell’Autorità. Improvvisamente ci si rende conto che un euro non si trova in terra e che con esso si può acquistare mezzo litro di latte, mezzo chilo di pane o giù di lì. E’ maturità maturata sotto la spinta di contingenze irresistibili piuttosto che frutto di una crescita morale, ugualmente prendiamola per buona. Spiace solo per i mendicanti. Quegli spiccioli ora negati al rastrello rapace di uno Stato-croupier non finiranno nelle tasche dei derelitti. Presa coscienza dopo tanto vivere al di sopra delle proprie possibilità di essere caduto in povertà (ma sempre giudicando le cose secondo i parametri occidentali in fatto di benessere), l’uomo della strada non si fa più scrupolo di nasconderlo al prossimo. Sicché, in chi gli tende la mano vede non un compagno di sventura ma un avversario a cui contendere briciole. E la tensione sociale cresce. Si è rischiato lunedì sulla Tangenziale, bloccata all’altezza delle uscite per Taranto dalla rivolta dei forconi. Vista la mala parata, numerosi automobilisti facevano retromarcia verso il più vicino svincolo mentre altri mezzi erano in arrivo… Nutrita in loco la presenza di poliziotti pronti a intervenire nel caso la situazione fosse degenerata. Meno male, non c’è stato bisogno di fare uso degli sfollagente. Se però quegli uomini avesse avuto l’ordine di usare la forza, si sarebbero levato il casco? Hanno un bel dire al Ministero degli Interni che quello di Torino è comportamento giustificato dal fatto che “erano venute meno le esigenze operative che avevano imposto l’utilizzo del casco”. Non si fosse trattato di un gesto di solidarietà, i manifestanti che a Torino erano raccolti dinanzi all’Agenzia delle Entrate non avrebbero salutato con un applauso quella che è stata una simbolica deposizione di armi. Attenzione, tutte le rivoluzioni, da quella francese a quella di Ottobre, dalla deposizione di Ceaucescu a quella di Gheddafi, hanno avuto inizio allo steso modo : con forze dell’ordine che  cominciavano a schierarsi con i manifestanti.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 12 Dicembre 2013

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