Per il sindaco Leccese potrebbe non essere una consiliatura tranquilla
A meno che il neo Primo cittadino barese non sia solo il mero esecutore di volontà altrui esterne al Comune
Non sarà verosimilmente una consiliatura tranquilla quella appena iniziata al Comune di Bari e che vede come nuovo Primo cittadino l’ex capo di Gabinetto dell’ex sindaco Antonio Decaro, nonché già direttore generale dell’ancora precedente amministrazione Emiliano, ossia l’ambientalista ed ex deputato dei “Verdi” Vito Leccese. Infatti, il neo Primo cittadino barese pur potendo contare su un’ampissima maggioranza consigliare, espressa dai 28 esponenti del campo largo dei progressisti baresi, sul totale dei 36 seggi del plenum dell’aula “Dalfino”, difficilmente avrà vita facile nella “gestione” della città, se si considerano i presupposti con cui è iniziato il suo mandato di sindaco. Difatti, a creare problemi a Leccese nell’aula “Dalfino”, visti i numeri, potranno essere solo le forze di maggioranza che lo hanno sostenuto per l’elezione a sindaco e non di certo l’esigua rappresentanza delle opposizioni di numeri per contrastare l’attività amministrativa di Leccese e la sua giunta ne hanno ben pochi. Ossia, ben che andrà, solo 9 su 36 – come è noto – e di cui uno (ndr – Livio Sisto) migrato dal centrosinistra e gli altri 8, invece, eletti lo scorso giugno tra le fila del centrodestra. Quindi, se a Palazzo di Città la coalizione che sostiene il neo sindaco dovesse mantenersi sempre compatta nell’aula “Dalfino”, Leccese potrebbe contare – come suol dirsi – su una maggioranza bulgara. Però, il timore di molti (e forse anche suo!) è che forse non sarà sempre così, se si considerano le avvisaglie che si sono già manifestate nel corso delle prime tre sedute del nuovo Consiglio comunale barese. Avvisaglie che finora non hanno prodotto danni all’integrità della sua maggioranza politica, ma che di certo hanno provocato ombre sulla tenuta politica della stessa, oltre che una prima caduta di immagine del nuovo sindaco e sulla sua capacità di tenuta insieme delle forze che lo hanno sostenuto alle elezioni e che dovrebbero mantenerlo per il prossimo quinquennio anche nell’aula “Dalfino”. Un primo sintomo sulla reale capacità di Leccese a tenere coese le varie “anime” politiche del capo largo cittadino e, soprattutto, ad armonizzare con i consiglieri che tali forze rappresentano in Consiglio si è manifestato con la nomina della nuova giunta, quando nel giro di poche ore dalla indicazione del nuovo esecutivo ha dovuto rinunciare – come si ricorderà – a due degli assessori indicati. Ossia a Carlotta Nonnis Marzano (di Verdi e Sinistra italiana) prima ed a Raffaele Diomede (del M5S) dopo. Formalmente sono stati questi ultimi a rinunciare all’incarico, ma è forse chiaro a tutti che è stato lo stesso sindaco che li aveva nominati ad averli invitati a dimettersi, perché diversamente avrebbe avuto non pochi problemi dall’interno della sua stessa coalizione. Ma tralasciando questi due precedenti scivoloni di Leccese in fase d’avvio, un altro sintomo poco rassicurante per il sindaco è quanto accaduto per l’elezione di Romeo Ranieri del gruppo “Con” a presidente dell’Assemblea. Un’elezione andata sì a buon fine, ma con un affondo personale pesantissimo da parte del capogruppo dell’azionista di maggioranza della coalizione di Leccese, ossia Marco Bronzini del Pd, che nell’aula “Dalfino”, sia pur a titolo personale, ha sferrato critiche, nei confronti del neo sindaco ed del partito che rappresenta, che in altri tempi, ovvero quando la politica era fatta prevalentemente di ideali e passione, avrebbero di sicuro aperto immediatamente una crisi politica interna al partito rappresentato, determinando quasi sicuramente o la defenestrazione del capogruppo o il ritiro della fiducia al sindaco. Invece, con il sistema dell’elezione diretta del sindaco, così non è più in politica, però le nubi che potrebbero addensarsi all’orizzonte del neo Primo cittadino, dopo tali critiche non sono di certo poche. Infatti, considerare la polemica di Bronzini un semplice sfogo, per l’elezione di Ranieri a presidente, ormai superato solo perché il gruppo dei 10 consiglieri Dem è rimasto fedele al sindaco potrebbe essere per Leccese un grave errore di sottovalutazione sulle conseguenze future in maggioranza, per i lavori d’aula. A meno che tale rischio non sia già stato calcolato da Leccese e quindi potrà essere tranquillo, perché a dirigere effettivamente “l’orchestra” anche di questo nuovo Consiglio comunale siano figure esterne ad esso ed il Primo cittadino è e sarà semplicemente l’esecutore di volontà altrui.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 20 Settembre 2024