Per le regionali tutti attendono segnali da Roma, ma Decaro si agita comunque
L'eurodeputato dem ed ex Primo cittadino barese all'Assemblea di Bruxelles preferisce verosimilmente quella di via Gentile

La scelta del candidato presidente alle prossime elezioni regionali in Puglia, sia per il centrosinistra che per il centrodestra, dovrà necessariamente essere concordata con i vertici nazionali dei principali partiti delle rispettive coalizioni e, in particolare, con il partito di Elly Schlein, il Pd, per la coalizione di centrosinistra, e con quello della premier Giorgia Meloni, “Fratelli d’Italia”, per quella di centrodestra. Infatti, il voto delle regionali, a differenza di quello delle comunali, è un test elettorale importante per le forze politiche nazionali, perché indicativo anche dell’andamento dei partiti sui territori e, quindi, del loro stato di salute a livello locale e della tenuta che questi potrebbero avere alle successive elezioni politiche nella regione, anche se non sempre tali indicazioni sono confermate. Una dimostrazione in tal senso è proprio la Puglia, dove la coalizione di centrosinistra, pur essendo ininterrottamente da vent’anni forza di governo della Regione e dei Comuni più popolosi, finora alle politiche è sempre risultata perdente sia con i precedenti sistemi elettorali, il “Mattarellum” prima e con il “Porcellum” dopo, che da ultimo, in ben due consultazioni (quelle del 2018 e 2022), con il “Rosatellum”. Ciò non toglie che la consultazione elettorale delle regionali resta comunque un termometro significativo per i partiti nazionali ai fini della politica nazionale, per cui l’ok definitivo alla candidatura a presidente, sia nel centrosinistra che nel centrodestra per tutte le cinque regioni che nel 2025 saranno chiamate al voto, dovrà passare al vaglio delle segreterie dei partiti nazionali che fanno parte delle rispettive coalizioni. Motivo per cui anche in Puglia, al di là della fuga in avanti dell’eurodeputato del Pd ed ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, anche nel centrosinistra gli sguardi di tutti i consiglieri regionali uscenti (compresi quelli delle civiche che sostengono il governatore Emiliano) sono rivolti alla Capitale, per tentare di capire l’andamento delle trattative sulle prossime elezioni regionali pugliesi, tra i partiti che a livello nazionale compongono il campo largo di opposizione al governo di centrodestra guidato dalla premier Meloni. Secondo qualche bene informato, a Roma né lo schieramento di centrosinistra, né tantomeno quello di centrodestra hanno ancora effettuato le scelte necessarie sia su programma che sul nome del candidato governatore. Sul fronte di opposizione al governo Meloni non si sa con certezza neppure se il partito della Schlein e quello di Giuseppe Conte, il M5S, riusciranno a chiudere un accordo per presentarsi uniti in tutte e cinque le regioni che andranno al voto agli inizi del prossimo autunno, oppure i pentastellati si manterranno le mani libere, presentando un proprio candidato di bandiera in tutte le cinque regioni o solo in alcune di esse, mentre in altre si presenteranno in coalizione insieme al Pd e ad altre liste minori del centrosinistra. Quindi, nella Capitale i vertici nazionali di tutti i partiti continuano a discutere, a consultarsi con i rispettivi vertici periferici ed a trattare. Per le regionali pugliesi e quelle campane si attende verosimilmente l’esito della Corte costituzionale sull’impugnativa governativa contro la legge per la possibilità di terzo mandato che il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (Pd), si è fatta votare dall’Assemblea regionale lo scorso l’anno. Infatti, la decisione della Consulta è prevista nel prossimo mese di aprile e, qualora dovesse risultare favorevole a De Luca, non è escluso che anche il presidente uscente della Puglia, Emiliano, ne possa usufruire, proponendosi anch’egli per una terza ricandidatura alla guida della Regione. Nell’indecisione più totale e con l’incertezza innanzi accennata, in Puglia ad agitare le acque nel centrosinistra per la successione ad Emiliano nella guida della Regione è – come è noto – il “Mister preferenze” del Pd alle ultime europee, Decaro, che lo scorso fine settimana ha indotto in un clamoroso errore di strategia i “Popolari” che fanno capo all’assessore regionale al Personale, Gianni Stea, ed all’ex -assessore al Wealfare, Salvatore Ruggeri, che hanno annunciato la nascita di una civica chiamata “Popolari per Decaro”, lasciando così intendere che il nome del candidato presidente di centrosinistra fosse già stato definito, per poi invece smentirla dopo meno di 24 ore. Insomma ad agitare le acque, sia in Puglia che a Roma, che tentare di succedere ad Emiliano alla Regione è quasi sicuramente Decaro, che pare avere le idee chiare sulla sua intenzione di lasciare il seggio di Bruxelles per ritornare in Puglia a fare governatore, perché nell’euro Parlamento l’ex Primo cittadino barese, nonostante faccia parte del Gruppo degli eurosocialisti e progressisti, non sembra avere ancora le idee chiare sulla linea della formazione politica in cui siede, considerato che recentemente, a differenza di altri suoi colleghi (anche italiani) del Gruppo (vedi l’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori), nella votazione a favore del provvedimento della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, per il potenziamento di una difesa comune dell’Unione, si è mostra fino all’ultimo alquanto incerto e titubante, al pari di un pesce fuor d’acqua. Un’acqua che all’Assemblea parlamentare europea è sicuramente molto più profonda di quella dell’Assemblea barese di via Gentile e, quindi, per rimare a galla servono ben altre logiciche e competenze, anche politiche.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 13 Marzo 2025