Per un Festival della Bassa Musica
Per reagire alla massificazione globale si cerca di recuperare, nobilitando, ciò che resta della nostra tradizione. Sicché cose come panzerotti, pettole e sgagliozze entrano nelle enciclopedie culinarie, il dialetto assurge a lingua insegnata da docenti, i ‘madonnari’sono equiparati agli artisti di strada, alla pizzica viene restituita dignità coreutica… E la musica? Nell’ambito del florilegio della musica regionale va senz’altro inserito il rilancio della ‘bassa musica’ eseguita dalla cosiddetta ‘bassa banda’. Con questa espressione s’intende un complesso orchestrale di derivazione militare composto da almeno quattro elementi : piatti, rullante, grancassa e strumento solistico, generalmente piffero o flauto, tromba, clarino, sax…. La bassa banda, una delle cui caratteristiche è la mobilità, ricopre ancora oggi la funzione di animare i borghi antichi in occasione di celebrazioni limitate a questa o quella parrocchia. Nell’ambito di più solenni festeggiamenti – ma sempre a respiro paesano – essa svolge funzione di ‘richiamo’ verso più corposi eventi (processione, concerto bandistico, spettacolo pirotecnico). Tradizionalmente la bassa banda costa poco, il che in tempi di recessione ne spiega la sopravvivenza ; in passato addirittura gli orchestrali – tutti dilettanti – venivano ricompensati in natura (a Bari si usava integrare l’offerta con manciate di fichi secchi o ‘chiaconi’, tant’è che la bassa banda era nota come ‘la banne de le chiacune’). Ma adesso guai a deridere questi micro complessi orchestrali che hanno tutti un nome, un sito, un Maestro, un tariffario, che vanno persino in trasferta. Ad Altamura opera la ‘Cicere fritte’, a Ruvo esiste la ‘Rubastina’, a Bitonto sono due : ‘Città di Bitonto’ (di Michele Tarantino’) e ‘U tammurre’. Con quest’ultimo nome è nota a Molfetta un’altra bassa banda (‘U temmurre’) ; e ancora a Molfetta operano ‘Città di Molfetta’ e ‘L’Armonia’, che ha persino il suo cavallo di battaglia : ‘Larinz va a pigghie la zite’ (Lorenzo va a prendere la fidanzata), un traditional bitontino. Un altro punto di forza è l’abbigliamento ; se lo spessore musicale rimane modesto, le divise sono impeccabili. Quanto al repertorio, la bassa banda si distingue per motivi assai orecchiabili (‘Dove sta Zazà’, ‘La marcia di Radeszki’, ‘Vita mia’…). Manca solo una cosa per completare il rilancio di questa espressione della musica nostrana : musiche ad hoc. Se qualche Maestro volesse cimentarsi in proposito, il suo sforzo non resterebbe isolato. Motivi di campanile innescherebbero una sana competizione. Un Festival della Bassa Musica potrebbe diventare un’originale attrazione turistica per un Comune intraprendente.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Gennaio 2012