Cultura e Spettacoli

Perché si chiama Purgatorio? Ve lo dico io

Non si è ancora spenta l’eco della morte di Beppe Stucci, impresario teatrale, fondatore del Teatro Purgatorio e grande propulsore del teatro vernacolare barese. In questi giorni molti ne hanno rievocata la figura. Ascoltiamo oggi la voce di Nietta Tempesta, anima del Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma e che a suo tempo visse da vicino la nascita del teatro di Via Pietrocola. – Nietta, cosa ricordi dell’inaugurazione del Purgatorio? – “Tanto. Verso la fine del ’72 si era formato Bari Teatro, un sodalizio che raccoglieva alcune tra le forze migliori del teatro locale. C’erano di mezzo personaggi come Pani, Mirabella, D’Attoma, Saponaro e attori di qualità come Di Turi, Chiapperini, Bizzarro, Mancini… “ – E c’eri anche tu. – “C’ero anch’io, sì. Stavamo allestendo ‘I Carabinieri’, un testo di Beniamino Joppolo.  Ogni tanto, durante le prove, Beppe veniva a trovarci. Più che dallo spettacolo in allestimento, per il quale pronunciò parole di elogio, rimase incantato dagli scherzi e dalle scenette a cui un po’ goliardicamente davamo vita durante le pause”. – Di che si trattava? – “Di piccole schegge di quotidianità del borgo antico, cose come i canti a dispetto, l’ambasciata, la veglia funebre…” – Cose nelle quali Mancini giganteggiava. – “Naturalmente. Stucci ci chiese di mettere queste cose in scena il giorno dell’inaugurazione, a contorno dell’esibizione di Pino Caruso che era la star della serata”. – Voi accettaste, si capisce, e come andò? – “Andò che la nostra esibizione, a cui avevamo anche dato un nome : ‘June monde la lune’, ebbe un successo tale che Beppe ci volle ancora. La nostra collaborazione andò avanti per moltissime serate”. – Ma poi la cosa s’interruppe. – “E sì perché Eugenio D’Attoma ebbe un’intuizione delle sue : perché non cucire assieme quelle cose frammentate, raggrupparle organicamente sotto la cura di una regia?Gli attori c’erano, il regista e il teatro pure, parlo del Piccolo, perché non lanciarsi? Jarche Vasce  era già in embrione. Una volta esaurito il nostro impegno con ‘I Carabinieri’, cominciammo a provare questa nuova produzione. Non avendo più tempo di andare al Purgatorio la nostra collaborazione con Stucci s’interruppe”. – Ma i vostri rapporti rimasero comunque buoni. – “Certamente. Non si poteva non voler bene ad una persona capace, gradevole e corretta come Beppe Stucci, al quale in questo momento va tutta la mia personale riconoscenza per aver, sia pure involontariamente, contribuito a far spiccare il volo al Piccolo Teatro”. – Qual è l’ultimo ricordo di Beppe Stucci? – “Risale a pochi mesi fa. Ci incontrammo in ascensore, stavamo salendo verso lo stesso ufficio comunale. Nel breve tragitto egli ebbe parole meravigliose per come, da sola, stavo tenendo in vita il Piccolo”. – Un ricordo divertente? – “Io so perché Beppe chiamò il Purgatorio così : quando portò la sua signora a vedere l’ex frantoio prima che cominciassero i lavori, la moglie esclamò : Madonne ci jè brutt! pare ‘nu pergatorije… E Stucci divertito, forse per scaramanzia decise lì per lì il nome di battesimo del locale. Lui era fatto così”.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 25 Gennaio 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio