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Perché Stefano si scandalizza se Emiliano “tifa” per la riconferma di Mellone?

Il sindaco uscente di estrema destra di Nardo (Le), Pippi Mellone, gode dell’appoggio del presidente di centrosinistra della Regione Puglia, Michele Emiliano, per la riconferma alle amministrative di Ottobre del Primo cittadino che dal 2016 guida il Comune salentino? Probabilmente sì! Infatti, il governatore Emiliano, riferendosi a Mellone, su Facebook ha scritto: “In bocca al lupo al sindaco che ha aperto la mia mente per tutelare i lavoratori delle campagne pugliesi con l’ordinanza di divieto di lavoro nelle ore più calde”. Ed ancora: “Al sindaco che ha fatto cadere i miei pregiudizi ideologici, che mi ha insegnato a unire anziché a dividere. Al sindaco e all’amico leale che mi ha sempre aiutato quando ho avuto bisogno di lui. Al sindaco che mi ha provato che politica e amicizia non possono essere disgiunte”.Ed a chi non fossero sufficienti queste frasi per rendere chiara l’idea il Presidente di centrosinistra della Regione Puglia fa il tifo per una riconferma a sindaco di Nardò di un esponente con radici politiche nell’estrema destra di Casa Pound, ecco l’endorsment più esplicito di Emiliano: “Andiamo avanti insieme, con le braccia aperte pronte a stringere tutta l’umanità senza distinzioni di razza, di religione e di idee, dimostrando che anche il punto di partenza più difficile e sbagliato può diventare l’inizio di una storia piena di eguaglianza, di giustizia e di libertà. In bocca al lupo Pippi!!! Forza Nardò!!!” Un endorsment pubblico, questo, che ha fatto infuriare il senatore salentino del Pd, nonché vice Capogruppo a Palazzo Madama di quel partito, Dario Stefano, che subito dopo, per protesta, ha fatto sapere: “Mi autosospendo dal Partito Democratico, in attesa di un chiarimento non più rinviabile e che, mi auguro, possa avvenire il più presto possibile”. Difatti il dissenso di Stefano all’endorsment di Emiliano per Mellone si è concretizzato in una lettera inviata sia ai vertici pugliesi che nazionali del Pd per comunicare tale sua decisione, sottolineando “che Mellone è notoriamente un militante di movimenti di estrema destra” e “ricordare anche che il Pd a Nardò è parte attiva di un’altra coalizione”. “Non censuro Emiliano, – ha commentato Stefano – ma non condivido”, perché “credo che si possa, si debba, stigmatizzare il silenzio del Pd davanti a comportamenti così evidenti e dinanzi a tali anomalie”. Dichiarazioni, queste del senatore Stefano, che hanno raccolto il plauso del deputato Nunzi Angiola di “Azione” e del coordinatore pugliese della formazione politica di Carlo Calenda, l’avv. Fabio Zecchino, che con una nota hanno dichiarato: “Da quanto appreso, il senatore Stefáno chiede al Pd di Puglia un sussulto di orgoglio, poiché su questa vicenda, ancora una volta, i massimi vertici regionali preferiscono tacere”. Per poi auspicare: “Noi come Partito Azione impegnati qui, in Puglia, come altrove, nella ricostituzione di un’area di centro liberaldemocratica e riformista, ci auguriamo che grazie a questa rigorosa critica del sen. Stefáno, si possa finalmente aprire una nuova stagione di confronto con il Partito Democratico non più arroccato sulle spesso incomprensibili posizioni di Michele Emiliano, di cui ne è diventato ostaggio”. Mellone – come si ricorderà – in passato aveva fatto parlare di sé, facendo suscitare non poche polemiche introno al governatore Emiliano da lui apertamente sostenuto alle primarie del centrosinistra del 12 gennaio del 2020, quando nel febbraio successivo propose la chiusura della sede Ampi di Lecce, in occasione della giornata del ricordo delle vittime delle foibe di Tito che, – come è ormai noto – a guerra ormai conclusa, aveva fatto trucidare migliaia di italiani, per ragioni di pulizia etnica e sgombro dell’Istria. Un paio d’anni prima Mellone, da sindaco, aveva assunto anche l’iniziativadi ricordare con tanto di saluto fascista, in piazza a Nardò, un giovane di estrema destra, Sergio Ramelli, ucciso a Roma nel 1975 da presunti militanti di sinistra. Ora, però, a creare imbarazzo al centrosinistra pugliese è stato lo stesso Emiliano che, con il suo endorsment pubblico a favore della riconferma di Mellone a sindaco di Nardò, ha gettato sconcerto nelle fila della coalizione che meno di un anno fa lo ha sostenuto nella riconferma alla guida della Regione. Un sostegno, però, che – stante ai bene informati – ad Emiliano nel leccese sarebbe avvenuto anche da parte del Primo cittadino uscente di Nardò e da alcune frange che fanno capo a quest’ultimo. Quindi, se così fosse stato realmente, di che meravigliarsi? Emiliano con il suo “tifo” a favore di Mellone non avrebbe fatto altro che ricambiare il “favore” ottenuto alle regionali dello scorso anno da Mellone e dalla squadra di questo. A scandalizzare maggiormente dovrebbe essere invece il centrodestra salentino, qualora a Nardò non avesse nulla di meglio da proporre e contrapporre a Mellone, per la corsa a sindaco alle prossime amministrative. Infatti, se Mellone (che ha sostenuto evidentemente Emiliano alle regionali!) avesse sul fronte del centrodestra locale uno sfidante più credibile, difficilmente riuscirebbe a confermarsi a Primo cittadino con il solo endorsment di Emiliano, anche in un eventuale ballottaggio. Però, se alle politiche Mellone ha mantenuto il proprio elettorato nel proprio alveo politico, cioè a destra, allora è possibile pure che alla fine il trasversalismo del sindaco Mellone possa andar bene, oltre che ad Emiliano, anche al centrodestra, che in tal modo verosimilmente potrebbe conservare la poltrona di un Primo cittadino che alle regionali si dissocia dall’area politica di appartenenza per opportunismo personale, ma poi alle politiche rientra nei ranghi. E, quindi, potrebbe andar bene così! Allora il senatore Stefano si duole forse del fatto che grazie all’endorsment (e non solo!) di Emiliano il centrosinistra rischia di non prendere il sindaco di Nardò anche alle prossime amministrative, oltre che dei voti che il Pd non prende alle politiche in Salento per la presenza di sindaci come Mellone? Ma ciò accade in conseguenza di una legge elettorale per le amministrative, vigente in Italia dal 1993, che consente di eleggere i Primi cittadini con il metodo maggioritario e diretto, facendo accordi trasversali e di comodo prima del voto, che non rispecchiano né l’etica partitica, né tantomeno la moralità politica e democratica.  Quindi, il senatore Stefano, se realmente “non condivide” il comportamento del Presidente della Regione che il suo partito, il Pd, ed anche lui hanno contribuito a far rieleggere lo scorso anno, anziché dimettersi simbolicamente, come è probabile che accadrà, poiché tali dimissioni saranno quasi sicuramente respinte, dovrebbe impegnarsi, in Parlamento e nel suo partito a far modificare una legge elettorale, quella per le comunali, che chiaramente non funziona e consente una serie di aberrazioni non solo sul piano del trasversalismo. Diversamente la sensazione di molti addetti ai lavori è che la protesta del senatore Stefano, con le presunte provocatorie dimissioni dal Pd e da Vice-capogruppo al Senato di quel partito, altro non sarebbero che una “farsa” politica peggiore dell’endorsment trasversale dichiarato di Emiliano a favore di Mellone. Infatti, essendo il trasversalismo conseguenza diretta dell’attuale sistema elettorale maggioritario, sarebbe forse meglio tacere. “Per lo meno – ha esclamato un addetto ai lavori della politica ed esperto di leggi e tecniche elettorali – non si prenderebbero ulteriormente in giro militanti di centrosinistra, centro e centrodestra ancora convinti di valori ed idee in politica!” Oltre che, ovviamente, agli elettori che ancora non hanno ben compreso come funzionano in Italia, dal 1993 in poi, certe tornate elettorali.

 

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 6 Agosto 2021

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