Cultura e Spettacoli

Pericolodanger: il renzismo alla conquista anche della musica classica

Sabato, 25 ottobre 2014, fabio fazio in “Fuori che tempo che fa su “rai 3” ha presentato uno strano personaggio. I nostri 25 Lettori Si Domanderanno o CI Domanderanno: ”Perché strano?”. Presto Detto! “Strano”, nel senso di “straniero” al mestiere (oggi, fa tanto “radical – chic” sostituire il sostantivo “professione” con “mestiere”. Che ci volete fare, cari Lettori! A 38 anni di distanza dal ’68 del secolo scorso siamo, ancora, costretti, anche linguisticamente, a fare i conti con codesto anno che tutto ha livellato verso il basso. CI perdonino i rari  artigiani, sopravvissuti alla inutile, demagogica scolarizzazione di massa degli italiettini, che esercitano nobili mestieri) che, sin da fantolo, egli ha praticato da catecumeno, neofita, iniziato, discente musico di pianoforte e di violoncello; che, poi, svolgerà da mestierante (avremmo voluto dire da “professionista”, ma il “professionista” esercita una “professione”, non un “mestiere”) pianista. A 17 anni il nostro sceglie, definitivamente , di essere direttore d’orchestra, sotto la guida di Bruno Aprea. E’ stato assistente di Giuseppe Sinopoli e di Lorin Maazel. Ha diretto numerosi concerti con l’orchestra sinfonica di milano ”Giuseppe Verdi” ed è stato direttore musicale dell’orchestra “La Verdi per tutti”. Nasce nel 1978 nella svizzera losanna, sul lago di lemano, meglio conosciuto come lago di ginevra. Egli è matthieu mantanus. Vi giuriamo, cari 25 lettori: solo ora stiamo facendo mente locale della sconcertante coincidenza (ma chiamind ce cmbnazion! o ce cmbnazz!, si dice nei salotti buoni bitontini) con il titolo del presente Scritto, da NOI  Composto, non pensando, affatto, che il mantano avesse il medesimo nome di renzi, il presidente del consiglio dei ministri della repubblica (non, ancora, delle banane, per fortuna!) italiettina. Perché matteo 2 (2, per non confonderlo con  matteo che NOI, ubbidendo all’adagio Latino: ”ubi major, minor cessat”, chiameremo 1) è stato invitato da fazio nel suo salotto ? Non sarà peregrino ipotizzare ché il nostro è solito dirigere le orchestre  in maniche di camicia bianca (vedi, matteo 1) o, addirittura, nudo dalla cintola in su e in “jeans”, griffatamente, con buchi al culo alla moda (vedi, matteo 1. “Tamen”, non CI risultano perforazioni nei “jeans” di quest’ultimo). Infatti, grazie  ai vestimenti con cui il nostro si agghinda da pronubo, ruffiano, paraninfo della “musica democratica”, della musica, a suo dire, che ”accoglie, non respinge”, è nata la “Jeans Music” (maiuscolo, ché in lettere maiuscole è nunciato il marchio di fabbrica di essa. Se fosse stato per NOI avremmo Scritto la “j” e la “m” tanto “minimalmente”, sì da percepirle con lenti d’ingrandimento!).Titolando questo nostro Scritto, abbiamo Accennato al  pericolo che il renzismo, incarnatosi in matthieu mantanus, possa, tra l’altro, partire o sia partito, già, alla conquista, addirittura, della Musica Classica. Cos’è, dunque, il renzismo, codesto nuovo “virus” che rischia di inquinare, più di quanto non lo sia stata fino ai nostri giorni, la vita politica italiettina ? Platone Faceva Dire a Socrate: “La conoscenza è vera solo se è conoscenza delle cose e non dei nomi che la indicano”. Ebbene, renzi, usando  l’energia linguistica da raduno di “boy scout”, con il suo inconfondibile stile alla “fonzie” riforma il linguaggio politico, rendendolo, massimamente, generico, svuotandolo di cose, di fatti, di Storia, di contesti, di destinatari ai quali dovrebbe rivolgersi, di beneficiari dei progetti da mettere in campo, ecc., ecc., sì che le sue affermazioni, poi, potrebbero essere condivise da tutti, tutti potrebbero sottoscriverle, senza avere, platonicamente, “conoscenza delle cose”, spazzate via dalla malafede linguistica del tribuno, attualmente, inquilino, non proprio provvisorio, di “palazzo chigi”, se è vero che egli s’è, protervamente, detto certo di rimanervi per altri due mandati,,”bypassando” il “non osta” del consenso popolare, senza suscitare indignazione o preoccupata maraviglia da parte di alcuno. Ad esempio, chi  non sottoscriverebbe codesta renziana affermazione: ”Finalmente, la politica dimostra di saper fare il proprio mestiere” ? La politica officiata da chi ? In cosa debba consistere il “mestiere” (vedere sopra!) della politica ? A favore di chi la politica o il politico debba impegnarsi ? Ancora, renzi proclama che sul politico incombe il compito di “fare” quattro cose: ”fare, saper fare, saper far fare, far sapere”. A parte il fatto che la spavalderia ciarlatana di tutti i tribuni, senza dubbio alcuno, può spingerli a fare qualcosa, pur, notoriamente, incapaci di saperla fare bene, nelle affabulazioni del putto fiorentino ci sono, insistiamo, meschine indicazioni generiche di cosa fare, di cosa saper fare, di cosa saper far fare, di cosa agli altri far sapere. Giacché renzi è reticente, Osiamo NOI Rendere meno generici i suoi propositi. Egli sa cosa fare: distruggere il “Welfare State” che, secondo A. Briggs, Persegue gli obiettivi di “assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire dei servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità”. I nostri 25 Lettori alle prese con le drammatiche difficoltà e gli irrisolvibili problemi del loro quotidiano, Diano una Scorsa agli Obiettivi “non negoziabili” del “Welfare State”, da Briggs Sciorinati, Li Confrontino con i farfugliamenti renziani, Ne Traggano le Razionali Conseguenze. “Cambierò il paese, bofonchia renzi, farò le riforme!”. Quali? Come? A vantaggio di chi? Con chi ? Quando  nell’italietta si mette mano a cambiare, a riformare qualcosa, i precedenti c’insegnano che quel qualcosa viene peggiorato, complicato, inciuciato; c’è, sempre, un impoverimento dei Diritti dei Cittadini. Basti pensare alla riforma del senato (i cittadini sono stati privati del Diritto di Eleggere i loro rappresentanti in quest’assemblea); all’abolizione (che è una non abolizione. Infatti, non è sufficiente cambiare nome alle cose, per cambiarne la supposta inutile funzionalità) delle province; al “job act” di renzi , cioè il suo piano sul lavoro, che prevede l’abolizione dell’Art. 18 dello “Statuto dei Lavoratori”. Uno schiaffo al “Welfare State”, il cui Fine precipuo è il Perseguimento, “ut antea Diximus”, da parte di esso della Sicurezza degli individui e delle famiglie, Sottraendoli all’alea umorale dei datori di lavoro. In questo clima controriformistico, dai cortigiani finanziatori di renzi, in particolare dal carneade serra (alcuni punti della “legge di stabilità” hanno gratificato il sognante squinzi, il presidente della “confindustria”), è stata proposta all’ultima “leopolda” la riforma del diritto di sciopero: sciopero si,  ma solo per i dipendenti privati, non per i pubblici, senza rispetto del Dettato Costituzionale che Considera i Cittadini, Lavoratori nel pubblico o nel privato, tutti uguali davanti alla Legge. E veniamo all’inconscio portatore malato del “virus” renzistico nel mondo della musica, al musico o musicante, matthieu mantanus. Anche costui in stile” fonzie”, estremamente, esagitato nel dirigere l’orchestra, logorroico che, a conti, fatti, come renzi, comunica il niente o niente di nuovo.”Il punto – egli dice – è cambiare l’involucro per non toccare la sostanza. Suonare con semplicità musica seria, non seriamente la musica semplice”. Se per “involucro” mantanus intende la “forma” il “modo” di presentazione della “sostanza”, ebbene, “forma”, “modo”,“sostanza” non possono non identificarsi, non possono non procedere all’unisono. Quindi, cambiare l’ ”involucro” significa cambiare la sostanza. Fa, poi, il paio, con il renziano tormentone: ”fare, il saper fare, il saper far fare…”, il non rivoluzionario pedagogismo mantaniano del “suonare con semplicità la musica seria, …” che, parrebbe un invito all’anarchia nell’esecuzione di Opere Classiche, Frutto della Genialità dei grandi Compositori che Richiedono, invece, un appassionato Impegno Filologico da parte degli interpreti  della loro Musica. Se il monito mantaniano, ché la Musica Classica – Sinfonica sia più facilmente appetibile alle masse, a suonare con semplicità, significa sfrondare le Opere di Mozart, di Beethoven, di Bach della loro Complessità Polifonica, per la quale parlano all’Intelletto attraverso i 5 Sensi, Educati all’Ascolto di Essa (mentre le masse hanno la loro sensibilità diseducata dall’ascolto di robaccia “pop” o “rock” che l’anfitrione di mantano, fabio fazio, fa diffondere dal tubo catodico spesso, spessissimo, quasi sempre, spendendosi in elogi di essa esagerati, dando ad intendere agli incolti che il genere “pop” o “rock” sia la Musica, mentre quando va bene è solo un genere di musica che, anche nei suoi esponenti migliori o nelle sue espressioni più compiute, risolte, è, comunque, robaccia rispetto, ad esempio, all’”Eroica” di Beethoven), “ricongiungendo le forze separate della nostra anima”, Scrive Schiller, mantano, allora, per raccogliere analfabeti ai suoi concerti, per riempire i teatri di “gente” che preferirebbe riempire, come le plebi riempivano i circhi nel remoto passato, gli stadi, fa pagare un costo carissimo all’Arte, strutturalmente impedita ad inchinarsi ad alcun potere, ad alcuna casta, ad alcuna classe, mentre Esige che Chiunque Volesse Essere Sottratto alle tenebre per Fruire della Luce della Bellezza che è, anche, Luce del Bene, Si Prepari ad Accendere nel suo Cuore quella Luce, senza mediazioni divulgatrici di alcuno. Insomma la cosiddetta rivoluzione renziana nella musica, da mantano denominata “Jeans music”, consiste nel “sentire il bisogno di rompere il rituale del concerto classico”. Quindi: il teatro e il palco illuminato, non da una luce bianca fissa (qualcosa di simile aveva raccomandato Brecht per gli Spettacoli Teatrali, in quanto i 5 sensi devono essere messi nella migliore condizione percettiva ché lo spettatore, strappando per essi il “velo di maja” che copre il suo quotidiano fenomenico di illusioni, di assurdità, di irrealtà, di reverie, Sveglia il suo Raziocinio e, Tesaurizzando il Messaggio Artistico Dissolto nella Forma Bella che in un primo momento lo ha Emozionato,  Immagina il “Luogo che non esiste”, “sed” che potrebbe esistere se egli e gli altri Investissero il loro vigore materiale, intellettuale, Rimuovendo tutti gli ostacoli culturali, politici, economici che Ne impediscono l’esistenza). Inoltre il direttore d’orchestra, continuando con mantano, prima dell’esecuzione di un Brano Musicale dovrebbe parlare con la “gente” e spiegare il significato dei vari movimenti musicali (così guidata, quasi incatenata, paternalisticamente, la “gente” avrebbe le emozioni e reazioni volute, desiderate dal divulgatore che potrebbe essere un prezzolato dal potere). Inoltre, mantano vorrebbe che fossero proiettate sul palco “animazioni capaci di immergere lo spettatore  in un mondo onirico, fortemente emozionale” (che avrebbero l’unica funzione di distrarre lo spettatore, di deconcentrarlo, di fargli perdere il Filo di Arianna che l’Artista, il Compositore gli Dona per Suscitare in lui una possibile Catarsi, un possibile Rinnovamento Spirituale). Infine, direttore d’orchestra e orchestrali fasciati in modo “casual”, come per presentarsi davanti al pizzicagnolo all’acquisto di qualche grammo di provolone auricchio. Mantano non ha, giammai, Letto Machiavelli che Indossava Abiti Curiali, quando nel suo Scrittorio Dialogava con i Grandi Uomini del passato e capitalizzava la interminata Maestà del loro Insegnamento.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it  


Pubblicato il 29 Ottobre 2014

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