Permane la paralisi all’Ordine dei commercialisti baresi
Lo svolgimento a Bari del Congresso nazionale dei dottori e ragionieri commercialisti è stato fissato per il 25, 26 e 27 Ottobre prossimo e l’apertura dei lavori, secondo il programma già fissato, dovrebbe essere effettuata dal presidente dell’Ordine barese dei commercialisti. L’evento, però, è destinato a suscitare non poche polemiche non solo a livello locale, ma soprattutto nazionale, visto che il presidente dei commercialisti baresi, Giorgio Treglia, da circa due mesi è agli arresti domiciliari, per un presunto coinvolgimento in un giro di sentenze tributarie pilotate, in cui il professionista si sarebbe adoperato nel corrompere i componenti di una delle Commissioni tributarie regionali, al fine di favorire imprese e contribuenti, che avevano evaso o frodato il Fisco per alcune centinaia di migliaia di Euro. Insomma, un giro d’affari milionario che si sarebbe consumato ai danni dello Stato per colpa di una vera e propria organizzazione delinquenziale costituitasi nel capoluogo pugliese ed a cui avrebbe partecipato a pieno titolo proprio il più alto rappresentante dei commercialisti di Terra di Bari. La vicenda, infatti, sta provocando critiche e malumori tra i tanti professionisti iscritti all’Ordine, che dal presidente Treglia si sarebbero aspettati le dimissioni dalla carica, subito dopo il provvedimento restrittivo che lo ha interessato, sia per rispetto nei confronti dell’istituzione che rappresenta, sia perché la sua permanenza nell’incarico crea non pochi danni all’immagine ed alla credibilità stessa dell’intera categoria professionale, che agli occhi di molti cittadini potrebbe apparire in maniera distorta proprio a seguito della scarsa sensibilità finora dimostrata da Treglia che, pur essendo soltanto inquisito, bene avrebbe fatto a mettersi subito da parte, autosospendendosi dalla carica di presidente provinciale dell’Ordine. “Infatti – sostengono alcuni autorevoli commercialisti baresi – il comportamento di Treglia è contraddittorio ed inspiegabile, dato che si è dimesso da componente della Fondazione antiusura, mentre continua a rimanere attaccato alla poltrona di presidente dell’ Ordine”. Sempre a detta degli stessi professionisti, le mancate dimissioni di Treglia, se da un lato potrebbero essere interpretate come una determinazione a voler affermare la propria innocenza, dall’ altro invece destano ancor più scalpore in quanto potrebbero essere lette come un attaccamento ad una carica i cui interessi sottostanti potrebbero avere ancora un peso rilevante in talune decisioni del consiglio dell’Ordine. In questa situazione, pur non essendo di fronte ad una sentenza di condanna definitiva, ma di semplice detenzione preventiva, sorgono, comunque, critiche e dissensi da parte di molti commercialisti e semplici cittadini, che si chiedono come mai nessun organismo istituzionale, a cominciare dallo stesso consiglio dell’Ordine, non si sia ancora posto il problema etico e morale della permanenza di Treglia nel ruolo di presidente. Infatti, desta molta meraviglia che l’Ordine professionale dei commercialisti di Bari sinora non abbia assunto alcuna decisione in merito alla situazione creatasi con l’ arresto del suo presidente provinciale. Inerzia in tal senso vi è pure da parte dell’Ordine nazionale dei commercialisti, che finora non ha preso posizione a tutela dell’ immagine e degli interessi generali dell’ Istituzione categoriale, che andrebbero salvaguardati anche nel caso di vicende giudiziarie, come quella di Treglia, che pur tenendo conto della presunzione di innocenza, riguardano tuttavia reati molto gravi che hanno come oggetto la lesione di interessi pubblici, per cui sarebbe necessario ed opportuno adottare un atteggiamento meno passivo ed accomodante nei confronti di chi è sottoposto ad indagine. “Sarebbe infatti paradossale – dicono alcuni commercialisti baresi – che, permanendo la situazione giudiziaria attuale per Treglia, ad ottobre prossimo ad aprire il Congresso nazionale di Bari sia un vicario che dovrà sostituirsi al presidente in carica a causa delle vicissitudini personali di quest’ ultimo”. Ma sarebbe ancor più assurdo se ad introdurre l’assise congressuale nazionale dei commercialisti fosse un professionista sospettato di essersi macchiato di gravi reati contro lo Stato esponendo l’ intera categoria professionale ad un discredito rilevante.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 26 Luglio 2012