Cronaca

Perquisito il Cara e presidiati il porto e l’aeroporto

Dopo i fatti di sangue avvenuti per mano terrorista dell’Isis a Parigi e dopo l’innalzamento dell’allerta con un particolare incremento delle misure di sicurezza in tutta Europa, anche in Italia le prefetture coordinate dal Ministero dell’Interno hanno provveduto a mettere in campo numerosi controlli fatti dalle forze dell’ordine, con l’ausilio delle Forze Armate, in campo di prevenzione per eventuali minacce rivolte agli obiettivi sensibili delle città pugliesi, ed in particolar modo nel capoluogo. Da ieri mattina una “Task force” della Digos sta provvedendo a perquisire il Cara di Bari Palese dove soggiornano 1.100 richiedenti asilo, molti dei quali provenienti dalla Siria. Così i nominativi degli ospiti, trascritti negli appositi elenchi custoditi nel Cara, vengono comparati con quelli inseriti nella banca dati del Ministero dell’Interno  alla ricerca di eventuali segnalazioni che richiedono una particolare vigilanza. Inoltre, visti i lunghi tempi di attesa  per l’assegnazione dello status di rifugiato, il Consiglio Superiore della Magistratura ha assegnato anche a Bari, come già avvenuto in altre città italiane, un Magistrato che si occupi solo ed esclusivamente delle pratiche relative ai richiedenti asilo, i quali più tempo trascorrono all’interno della struttura e più sono facili bersagli  delle cellule di reclutamento dei terroristi islamici. Infatti della Procura Antimafia sono stati aperti alcuni fascicoli sulla presenza di terroristi nel distretto barese, persone inizialmente indagate come trafficanti di esseri umani o per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per poi essere invece identificati come reclutatori di kamikaze da addestrare e poi utilizzare in attività terroristiche. E la Puglia non è nuova a certi episodi,  infatti nel 2008 due terroristi – il siriano Bassam  Ayachi (Imam di Bruxelles)  e il francese Raphael Gendron – fermati al porto di Bari, nascondevano nel loro camper con targa belga e sbarcato dalla Grecia, dei giovani siriani e palestinesi reclutati per costituire una micro cellula satellite della cellula madre di istanza in Belgio. Ma nonostante la condanna in primo grado a soli otto anni di reclusione, furono assolti definitivamente nel 2009 e riconosciuti nel 2013 durante un combattimento in Siria con l’esercito dell’Isis.  Blindati a Bari anche lo stadio, il porto e l’aeroporto soprattutto in coincidenza di determinati eventi, come il torneo in programma martedì prossimo al San Nicola tra Bari, Milan ed Inter. La partita infatti è stata inserita tra gli appuntamenti nazionali da tenere sotto massima osservazione. Il Sindaco Antonio Decaro ha spiegato che: <>. Ma il Segretario regionale della Puglia di Forza Italia – Luigi Vitali – sulla sicurezza  delle città sostiene che:<>.   Ma c’è anche chi da tempo chiede la chiusura del Cara e l’espulsione immediata dei clandestini non aventi diritto d’asilo politico: il coordinatore del Movimento Noi con Salvini – Rossano Sasso- in una nota dice: <>.<< Da Bari - ricorda Sasso- qualche anno fa transitò Kabobo (il clandestino che poi compì una strage a Milano) e passarono i due terroristi arrestati e condannati ma poi assolti dalla giustizia italiana per poi trovarli a combattere con l’Isis in Siria>>. <>. Invece  un monito per la pace è stato lanciato dal portavoce ufficiale del Consiglio Islamico Supremo dei Musulmani in Italia (Cismi), vice presidente della Comunità Islamica di Puglia che, affidando il suo appello alle pagine del Corriere del Mezzogiorno, ha dichiarato: <>. Il popolo musulmano che vive e risiede in Italia rifiuta e si dissocia da questa scia di violenza e terrore che si sta seminando nel mondo. Preghiamo ribadiamo con forza che i principi autentici dell’Islam insegnano solo misericordia, tolleranza e perdono. Uccidere un’anima inerme – conclude Lorenzini – è come uccidere l’intera umanità, ha pronunciato Allah nel Corano. In nome di questi principi faccio appello all’Italia e a tutte le forze istituzionali e politiche per scegliere la via della diplomazia e della pace perché rispondere al sangue con altro sangue vuol dire per l’essere umano perdersi in una strada senza via d’uscita».

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 20 Novembre 2015

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