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Personale nella bufera: troppi servizi ‘ad interim’ ai dirigenti regionali

Da duecentonove a duecentocinque i dirigenti della Regione Puglia: toglie poco e niente, lasciando aperti parecchi spazi di manovra, la minicura dimagrante introdotta all’inizio dell’anno dalla Giunta Vendola che, con deliberazione n.250/11, ha approvato la nuova pianta organica riguardante i capi della burocrazia regionale in Puglia. Con qualche colpo di forbice qua e là, ma lasciando in piedi i famigerati servizi affidati ‘ad interim’ ai dirigenti più fortunati, la situazione organizzativa dell’Ente non è mutata poi di molto, a conti fatti, visto che i dettami della Legge Finanziaria che imponeva ben altri sacrifici alla Regione sono stati praticamente ignorati, come hanno notato parecchi consiglieri di Minoranza.  I passaggi che emergono dalla delibera sono illuminanti: trentotto posti dirigenziali, difatti, sono stati ancora affidati temporaneamente ‘ad interim’, e tredici addirittura privi di titolarità personale. Per cui si può dire che cinquantuno postazioni da dirigente sono ancora scoperti per gli amministratori di via Capruzzi, anche se nella stessa deliberazione si decide di cancellare, con un colpo di spugna, i tredici uffici fantasma. Sparisce per sempre, per esempio, quell’Ufficio Osservatorio contratti del Servizio Lavori Pubblici creato apposta (mai entrato in funzione) per far andare in pensione anticipata coi galloni dirigenziali da caposettore un ingegnere, due anni fa. Uno di quei passaggi che non doveva passare inosservato in un Ente dove, chi ha approfondito bene i passaggi della nuova pianta organica dirigenziale approvata il 28 dicembre scorso, ha calcolato che i posti ‘aggiuntivi’ lasciati in pasto ai dirigenti che ogni fine anno incasseranno doppio premio per gli obiettivi raggiunti, sono ancora troppi. E così, il dirigente che secondo imperscrutabili disegni, occuperà ‘ad interim’ almeno un paio di settori, metterà in tasca, oltre allo stipendio, dai 25 mila ai 30 mila annui, boccone che lievita parecchio con quella nota di ‘eccellenza’ che non viene quasi mai negata, lasciando peraltro parecchi spazi di manovra, come detto, per affidare gli incarichi all’esterno, nonostante la patata bollente dei cinquecentosessanta funzionari ‘retrocedendi’. Insomma, un’operazione dai molti lati oscuri, quella sulle posizioni dirigenziali alla Regione Puglia, anche a causa di quella nuova Legge Finanziaria che, come detto all’inizio, imponeva ben altre cure dimagranti per snellire la burocrazia regionale pugliese. Servizi inutili, settori doppioni esistiti solo sulla carta, inventati per rendere più allegra la vita di qualche pensionato sono i lati molle di questa pianta organica, mentre c’è anche chi, come l’assessore Guglielmo Minervini, prima di passare all’assessorato ai Trasporti, ha creato un altro servizio “ad hoc” negli uffici di via Celso Ulpiani affidato, guarda caso, ad una dirigente di fiducia quand’era sindaco di Molfetta, transitata da Tecnopolis alla Regione, con solo biglietto di andata. Eppure, a parte i casi personali, restano gli uffici inesistenti, altri soppressi, trasformando Settori in uffici ed uffici in settori, perfino uffici in posizioni organizzative. Proprio Minervini, sempre lui, passato come detto ai Trasporti, ha moltiplicato nel suo nuovo assessorato barese di via De Ruggiero (insufficiente secondo lui a contenere dipendenti e funzionari) i servizi da due a cinque, pronto così a promuovere sul campo altri tre dirigenti, con compiti e funzioni incerte, ma spese certissime. Una ‘superfetazione’ insensata, che non tiene conto del fatto, per esempio, che agli ex funzionari promossi dirigenti non è stata ancora notificata la tanto temuta procedura di retrocessione, ma che pochi hanno ancora il coraggio di denunciare apertamente per paura di rompere il lucido giocattolo regionale in mano al presidente futurista e spendaccione.
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 9 Dicembre 2011

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