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Personale sospeso tra stabilizzazioni e speranze di reintegrazione

 
 
Problemi di bilancio a rosso fosso nell’Ente Fiera del Levante di Bari, ma anche di personale coi sindacati aziendali che anche stamane -molto probabilmente- siederanno al tavolo per discutere di altre stabilizzazioni dopo appena un paio d’anni d’impiego presso gli uffici fieristici. Chi invece aspetta da oltre diec’anni di tornare al suo posto in Fiera e chiede al segretario generale di avere più chiara questa situazione è Vittorio Colonna, già dipendente ancora in attesa di giudizio ma pronto a tirar fuori dai faldoni del contenzioso in corso il verbale dell’udienza del 24/05/2011 della Corte d’Appello. Un verbale più volte richiamato nei contenziosi in corso che si concludeva con le parole: “… e rinvia per la conciliazione al 23/06/2011” come l’altro relativo all’udienza del 23/06/2011, contenente quanto segue: “E’comparso(per) l’appellante l’avv. Cavone G.ppe e Alberto Coccioli unitamente al sig. Vittorio Colonna il quale dichiara di accettare la proposta limitatamente all’immediata riammissione in servizio a tempo pieno (12 mesi) e propone di subordinare la quantificazione del decisum retributivo ed economico all’esito della pronuncia della Corte Costituzionale, oltre alle spese del doppio grado”. Dopo di che la Corte preso atto della impossibilità di conciliare ha fissato l’udienza per la discussione al 25/06/2013. Quindi l’Ente Fiera non ha per niente tenuto conto della disponibilità dello stesso Colonna a essere reintegrato subito, anche se col IV livello. Ciò dimostra che il suo non è stato un semplice rifiuto. E le spese legali ? Non si dice da nessuna parte che avrebbe dovuto pagarle lui. “Mi hanno riferito i miei legali che mi sarei dovuto pagare io le spese e che avrebbero potuto aggirarsi intorno a diverse migliaia di euro. Quindi, dopo undici anni mi sarei dovuto pagare il posto di lavoro che mi spetta di diritto. Ad una mia raccomandata inviata ai miei legali alla fine di agosto in cui chiedevo per iscritto quello che loro mi dicevano verbalmente (preventivo delle spese legali sino ad oggi maturate), mi rispondevano dopo circa due mesi che allo stato erano nell’impossibilità di quantificare l’onorario ad oggi maturato dal loro studio. E’ strano tutto questo: che sta succedendo? Mi viene proposto un pacchetto, se non accetto non mi viene più riconosciuto il mio diritto al posto di lavoro, quindi viene posta nel nulla la decisione del Tribunale”, si sfoga ancora Colonna. Il quale ricorda anche che se è vero che la legge 183/2010 è stata dichiarata legittima, è vero anche che la recente sentenza della Corte Costituzionale aiuta a comprendere meglio il perché non è contraria alla Costituzione Italiana. “Vorrei ricordare a tal proposito che per quanto riguarda il mio caso, oggi io avrei comunque diritto alla reintegra  che non è stata messa in dubbio né prima, né tanto meno oggi”, precisa ancora l’ex dipendente della Fiera. Per quanto riguarda le 12 mensilità alle quali si sarebbe dovuto ridurre il risarcimento a lui spettante, ecco uno stralcio della sentenza della Corte Costituzionale del 9/11/2011: ” A partire dalla sentenza con cui il Giudice, rilevato il vizio della pattuizione del termine, converte il contratto di lavoro che prevedeva una scadenza in un contratto di lavoro a tempo indeterminato, è da ritenere che il datore sia in defettibilmente obbligato a riammettere in servizio il lavoratore e a corrispondergli, in ogni caso, le retribuzioni dovute, anche in ipotesi di mancata riammissione effettiva… Diversamente opinando, la tutela fondamentale della conversione del rapporto in lavoro a tempo indeterminato sarebbe completamente svuotata. Se, infatti, il datore di lavoro, anche dopo l’accertamento giudiziale del rapporto a tempo indeterminato, potesse limitarsi al versamento di una somma compresa tra 2,5 e 12 mensilità di retribuzione, non subirebbe alcun deterrente idoneo a indurlo a riprendere il prestatore a lavorare con sé. E lo stesso riconoscimento della durata indeterminata del rapporto da parte del giudice sarebbe posto nel nulla.” A parte tutto ciò, chi puo’ negare che all’ex dipendente spetta la reintegra da almeno tre anni e cioè dal 10 novembre 2008? I tentativi di conciliazione non sono andati a buon fine nemmeno per  cattiva volontà del lavoratore, mentre la Corte d’Appello ha lasciato aperta la possibilità di tornare in qualsiasi momento nelle aule del Tribunale per conciliare. Insomma, se la Fiera ha queste difficoltà economiche da non poter corrispondere quanto dovuto subito, ciò non toglie che potrebbe reintegrarmi immediatamente almeno per interrompere  lo scorrere delle retribuzioni tenendomi in forza all’Ente. Del resto ci sono tanti altri casi in cui l’Ente Fiera ha preferito evitare i vari gradi di giudizio, addivenendo a soluzioni transattive, invece Colonna che è disposto al dialogo, anche pubblicamente, per essere reintegrato anche se col IV livello, è costretto a restare a casa e se mai vedere tra meno d’un mese un altro contratto -a tempo determinato- trasformarsi magicamente in contratto a tempo indeterminato. Ma chissà, anche se non siamo ancora a Natale, in Fiera è già tempo di regali…
 
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 6 Dicembre 2011

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